La prima volta si incontrarono 82 anni fa, a Roma, con il Duce affacciato in tribuna e lo stadio Flaminio che non avanzava lo spazio di uno spillo. Finì 1-1, ma da quel giorno di maggio del ’33 Italia-Inghilterra è stata sempre una partita memorabile, i signori del football, eleganti e spocchiosi, contro quei ragazzotti italiani un po’ sfacciati, che andavano a guadagnarsi il pane in bicicletta o in corriera. Lo sappiamo tutti che il tempo passa, ma dalla sera che Anastasi e Capello ci regalarono la prima grande vittoria, nel ’73, non è poi cambiato granché. L’Italia non sarà più la terra dei difensori e dei trequartisti che invidiano tutti, deve arrangiarsi con gli oriundi come faceva negli anni Sessanta, ma è pur sempre la nazione che ha vinto quattro Coppe del Mondo. Anche se non si direbbe c’è chi sta peggio di noi, ed è l’Inghilterra, l’eterna illusa. Ferma alla vittoria Mondiale del 1966.
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L’uragano Harry Kane. A svegliarla dell’incubo di incompiuta per eccellenza potrebbe essere questo ragazzo del Walthamstow, Harry Kane. Fronte larga, occhi come lampi di fuoco, naso affilato. Uno 007 con lo smartphone e il ciuffo adagiato all’indiertro. Lo chiamano Hurricane perché se provate a pronunciare il suo nome tutto d’un fiato sembra un uragano. Hodgson, il ct degli inglesi, lo ha già catechizzato come l’hidalgo del Cervantes: «Contro l’Italia giocherà titolare. Penso si sia meritato una chance viste le grandi cose che sta facendo in Premier League». Cose, sì, e cioè gol che Kane ha segnato con la maglia del Totthenam (29 in tutto tra una competizione e l’altra) e anche con quella della Nazionale. Venerdì scorso era andato a segno contro la Lituania dopo solo 79 secondi dal suo ingresso in campo, risvegliando quel bell’orgoglio inglese di leoni pronti a tutto. Contro gli azzurri di Antonio Conte, Kane giocherà in coppia con Rooney, con l’altro prodigio inglese.
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«Oh, Harry!». Quelli della rivista Don Balòn, in Spagna, lo hanno già messo nella lista dei più bravi nati dopo il ’92. In effetti Kane si è ritagliato uno spazio in Premier nel giro di subito, al punto che persino il Guardian, in uno dei suoi incipit così british, ha scritto: «Oh, Harry». Quasi un sospiro di sollievo per aver trovato questo ragazzo più inglese del whisky, passato dai Leyton Orient, dal Millwall, dal Norwich e dal Leicester nel giro di due anni (2011-2013) prima di mandare in delirio i tifosi del Tottenham. L’anno scorso Sherwood, l’ex allenatore degli Spurs, lo definì «meglio di Soldado». Ma qualcosa mancava. Nato seconda punta, un giorno Pochettino guarda Kane e gli dice: «Tu oggi fai il centravanti». Nelle prime cinque giornate di Premier Harry segna 5 gol. Da lì, il delirio. Oggi lo vogliono le grandi d’Europa, ha un profilo Twitter con 263mila follower e un contratto fino al 2019. Le ragazzine lo adorano, gli inglesi pure. Sognano. E questo non guasta mai.