Il caso

Ai domiciliari in attesa del braccialetto elettronico, che non arriva: 43enne minaccia il suicidio

L'uomo, denunciato per violenza privata, non può andare a lavorare e rischia di perdere il posto. È stato sottoposto a controllo all'ospedale di Ponte San Pietro

Ai domiciliari in attesa del braccialetto elettronico, che non arriva: 43enne minaccia il suicidio
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Il braccialetto elettronico doveva arrivare entro dieci giorni, invece lo sta aspettando da più di un mese. Intanto, è costretto ai domiciliari nella sua abitazione in una piccola frazione della Bergamasca, non può uscire né andare a lavorare, rischiando di perdere il posto. Per questo H. M., un 43enne marocchino, lo scorso venerdì 15 marzo è salito sul davanzale della finestra di casa sua, minacciando di buttarsi. Solo l'intervento dei carabinieri ha evitato una possibile tragedia.

La denuncia e i domiciliari

A febbraio scorso, come riportato oggi (lunedì 18 marzo) dal Corriere Bergamo, l'uomo era stato denunciato in flagranza di reato per violenza privata nei confronti di una donna. Lui, però, sostiene di non aver fatto niente e che si tratti una situazione esasperatasi dopo che aveva deciso di lasciarla, per tornare dalla moglie. Intanto, però, il 12 febbraio è stato deciso il divieto di avvicinamento, da tenere monitorato proprio con lo strumento. Nell'attesa, se non voleva andare in carcere, avrebbe dovuto attendere che arrivasse lo strumento, questione appunto di poco più di una settimana.

Il braccialetto non arriva

Tuttavia, alla scadenza non era ancora stato consegnato, per cui gli hanno chiesto di pazientare fino al 5 marzo. A quel punto, però, è stato informato di un problema tecnico. Intanto il 43enne, che lavora in una discoteca di Milano, aveva lasciato intendere al datore di lavoro che lo scorso fine settimana sarebbe potuto andare al lavoro ed ora teme di perdere il posto. I militari dell'Arma lo hanno poi portato al Pronto soccorso del Policlinico San Pietro, dove ha rifiutato la visita psichiatrica.

H. M. è stanco della vicenda anche perché il continuo via vai delle forze dell'ordine - ha spiegato - mette in difficoltà i suoi figli, che lì sono conosciuti un po' da tutti, inoltre fatica a dormire ed ha perso una dozzina di chili nel giro di poco tempo. Adesso la speranza è che il problema si risolva il prima possibile anche perché - ha concluso - a questo punto sarebbe stato meglio andare in cella.

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