Colpo al cuore

Dopo ben 751 anni, il monastero Matris Domini di Bergamo non pregherà più

In via Locatelli sono rimaste solo cinque monache di clausura e la chiusura è inevitabile. Il futuro del monastero? «Siamo costrette a venderlo»

Dopo ben 751 anni, il monastero Matris Domini di Bergamo non pregherà più
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di Paolo Aresi

«Non possiamo più andare avanti. Da dieci anni stiamo pensando al futuro della nostra comunità, abbiamo sperato che qualche cosa cambiasse, che arrivassero nuove vocazioni, ma non è andata così. In questo periodo sono entrate quattro giovani, ma non hanno resistito. L’ultima diceva che c’era troppo silenzio. Si può capire, la clausura non è per tutti».

Suor Angelita parla in questa sala costruita nel Seicento, come buona parte del monastero (l’altra è del Trecento) in questi giorni della Settimana Santa; non è rimasta dietro la grata, dice che l’incontro faccia a faccia con le persone non porta via niente alla preghiera, alla contemplazione. Le suore domenicane di Matris Domini non sono mai state chiuse alla società; nei loro modi, anche con la foresteria, l’hanno sempre accolta, non si sono chiuse al confronto. Adesso però se ne vanno.

Suor Angelita, per tanti cittadini la notizia è stata un colpo al cuore, stavate qui, un po’ nascoste, eppure molti bergamaschi sapevano che c’eravate e in qualche modo contavano su di voi. Magari per una preghiera.

«Non è facile, proprio no, ma non avevamo scelta, quando la comunità scende al di sotto delle sei suore allora non si può più eleggere una badessa, bisogna aggregarsi ad altri. In quattro andremo nel convento delle suore Domenicane di Pratovecchio, in provincia di Arezzo, non lontano dalla Verna. La più anziana, che ha 91 anni, ha chiesto di andare in casa di riposo, nel paese dove vivono i suoi fratelli».

Perché non siete confluite nel monastero delle suore Domenicane di Azzano?

«Quel Convento è nato nell’Ottocento da monache di Matris Domini che avevano deciso di seguire uno stile di vita diverso. Nei monasteri ci sono delle regole precise, uguali per tutti, ma esiste anche molta discrezionalità. Il monastero di Azzano prese vita alla fine di un periodo difficile per le monache di Matris Domini, iniziato nel 1797 con l’arrivo dei francesi. Alle suore venne impedito di vestire l’abito, ma concesso di restare in questo edificio. Quando arrivarono gli austriaci, nel 1815, le suore vennero mandate via, furono ospitate in altri monasteri, e qui si aprì una scuola. Le monache tuttavia, allora erano una trentina, non persero la speranza e nel 1835 ricomprarono il loro monastero e vi tornarono. Alcune di loro si trovavano qua quando arrivò Napoleone, altre erano nuove. Il governo della nuova comunità fu problematico e a un certo punto ci fu la separazione. Lo stile di vita delle nostre comunità è diverso ancora oggi, sebbene ci si stimi e ci si voglia molto bene».

A parte la parentesi di inizio Ottocento, siete rimaste qua in preghiera per quasi otto secoli.

«Noi suore siamo arrivate nel 1273, questo era un luogo esterno alla città, piena campagna e così è rimasto fino alla fine dell’Ottocento. I frati Domenicani, che precedono sempre le suore, comparvero a Bergamo nel 1226, con il convento di Santo Stefano, al Fortino, convento abbattuto per fare posto alle Mura Venete. Di solito le suore si insediavano dopo i frati nel giro di una decina di anni. A Bergamo passò mezzo secolo perché la città aveva l’“Interdetto”. In pratica, il Papa aveva scomunicato Bergamo per il suo appoggio a Federico II».

E quindi?

«Non si potevano costruire nuove chiese e nuovi conventi, non si potevano amministrare i sacramenti. Addirittura c’era una sorta di “embargo” economico verso la nostra città. Questa situazione durò per cinquant’anni».

La cattolicissima Bergamo.

«Esatto. A quel tempo non aveva dato troppo retta alle parole e alla volontà del Papa. Ma le scomuniche venivano usate così, a scopi politici... Bergamo si era (...)

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Commenti
Penientiagite

Povero chi ancora con la nebbia nel cervello non riesce a comprendere che certe speculazioni non hanno partito politico ma solo interessi. La politica è fatta tutta quanta della stessa pasta, e questa non è una mia opinione, questa è STORIA;il resto? Il resto sono solo chiacchiere da barettino di provincia.

Francesco Giuseppe

Bellissima la vignetta, sopratutto VERA. Sarà questa l'ennesima speculazione in centro città per VIP, possibilmente amici di Gori e C.

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