«Stop alla precarietà per una scuola di qualità»: flashmob dei docenti di sostegno a Bergamo
Il rischio per chi sta seguendo gli appositi corsi è di restare ancora a lungo precari. Da qui la protesta che sta coinvolgendo tutta Italia
Anche da Bergamo si è sollevata la voce degli specializzandi del corso per diventare docenti di sostegno, che a causa della mancata proroga dell'articolo 59 del decreto Milleproroghe rischiano di restare precari ancora a lungo. La protesta ha interessato tutta Italia, tanto che tra marzo e aprile diverse manifestazioni si sono alternate nei principali atenei del Paese. Sabato scorso, il 6 aprile, è stato organizzato un flashmob anche all'Università di Bergamo.
La richiesta
A fare da portavoce degli specializzandi del Tfs, il Corso di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità per la Scuola Secondaria di I grado che si svolge all'Università degli Studi di Bergamo, è stato Vito Luigi Campanile.
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Sottolinea: «Con la mancata proroga della procedura prevista dall'ex art. 59 del Decreto Milleproroghe, avallata dall'attuale Governo, i precari rischiano di diventare sempre di più. La nostra richiesta è che questo articolo 59 venga ripristinato perché altrimenti continueremo a lavorare in condizioni di precarietà: un problema per noi, ma anche per gli studenti. La continuità è fondamentale per tutti gli alunni, ma lo è ancor di più per quelli con disabilità. Altrimenti, come succede oggi, il rischio è che ogni anno si debba ricominciare da capo con un nuovo docente».
L'importanza della continuità
Campanile aggiunge: «Già il 6 marzo mi sono recato a Roma, sotto il Ministero dell'Istruzione, dove, con l'appoggio della Cgil, di alcune testate giornalistiche e di genitori di figli con disabilità e centinaia di docenti provenienti da atenei di diverse regioni d'Italia, noi specializzandi abbiamo protestato per ricevere la possibilità di lavorare adoperando l'unica soluzione di sistema che riteniamo valida, per il bene della scuola, dell'istruzione e degli alunni con disabilità: la continuità didattica».