L'editoriale di Xavier Jacobelli

Liverpool, 11 aprile 2024. Una data che non dimenticheremo più

Il delirio di una squadra, di un popolo, in una notte che rende orgoglioso il calcio italiano e che è già consegnata alla storia delle coppe europee

Liverpool, 11 aprile 2024. Una data che non dimenticheremo più
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di Xavier Jacobelli

Liverpool, 11 aprile 2024: una data che l'Atalanta, Bergamo e il calcio italiano non dimenticheranno più, già consegnata alla storia delle coppe europee. Il 3-0 al Liverpool segna una delle pagine più esaltanti dell’EuroDea, superiore a quella scritta il 25 novembre 2020, al tempo della pandemia, quando nelll'Anfield deserto, Ilicic e Gosens firmarono una memorabile vittoria. Stavolta l’impresa è stata ancora più mitica, considerato che il Liverpool aveva perso l'ultima partita in casa il primo febbraio 2023. Ed è stato umiliato davanti ai suoi annichiliti tifosi.

Immensa la prova dei nerazzurri, a cominciare dall’indemoniato Scamacca, due gol, un assist e una partita magistrale, come quella di tutti i suoi compagni, d’ora in poi per sempre e meritatamente gli Eroi di Anfield. Eppure, la partita per l’Atalanta era nata sotto una cattiva stella: durante il riscaldamento, il risentimento muscolare ha tolto di mezzo Kolasinac, uno dei migliori acquisti degli ultimi anni, veterano di livello internazionale, pilastro di Gasperini che ha arretrato De Roon in difesa, con Hien e Djimsiti, e ha presentato una squadra compatta a centrocampo, con Ederson, Pasalic e Koopmeiners a supporto di Scamacca e De Ketelaere in attacco, Ruggeri e Zappacosta sulle fasce.

L’abbrivio è stato da infarto per i tifosi dei Reds: mettendoci letteralmente la faccia, Kelleher si è opposto al tiro a colpo sicuro di Pasalic e la smorfia del croato ha reso bene tutta la sua delusione. Il Liverpool non si è scomposto e ha creato due nitide occasioni con Mac Allister e Nunez, però senza successo. Le incursioni inglesi non hanno scoraggiato i 2.500 bergamaschi che non hanno smesso un minuto di sostenere la Dea nel tempio di Anfield perché, come Luca Percassi ha sottolineato prima del fischio d’inizio, «i Reds sono una squadra straordinaria. Per questo, essere qui è motivo di orgoglio per noi. Affrontiamo uno squadrone e lo facciamo con le nostre caratteristiche. È un’emozione indicibile rappresentare Bergamo ad Anfield, tempio del calcio mondiale. Quattordici anni fa, quando mio padre ritornò al vertice della società, all’epoca in Serie B, nemmeno il più ottimista fra i tifosi avrebbe mai immaginato di sfidare il Liverpool a casa sua. E questa è già la seconda volta».

Rispetto a Cagliari, Gasperini ha cambiato la squadra per cinque undicesimi; rispetto alla partita con il Manchester, Klopp ha modificato la formazione per sei undicesimi, pensando evidentemente anche al campionato e tenendo in panchina all’inizio i suoi pezzi da novanta del calibro di Salah, Sbosozlai, Luis Diaz. La Dea Fortuna ha teso la mano alla Dea della Corsa quando lo splendido tiro a giro di Elliott ha colpito prima la traversa e poi il palo alla destra di Musso, ormai battuto.

All'Atalanta non sono mancati né il coraggio né la determinazione né l’orgoglio di sfidare una delle due capoliste della Premier in casa sua, non arretrando mai nemmeno quando è passata in vantaggio. Scamacca ne è stato l’emblema: ha sublimato la sua prova con un gran gol, scaturito dall’azione ispirata da Koopmeiners, proseguita da Zappacosta e firmato dalla chirurgica conclusione del centravanti, al dodicesimo centro stagionale fra campionato e coppe. Il brillante primo tempo dei bergamaschi poteva diventare sontuoso se Koopmeiners, solo davanti a Kelleher, non gli avesse tirato addosso, sprecando il 2-0 proprio poco prima dell’intervallo.

Non si può avere tutto, ma il segnale lanciato nei primi quarantacinque minuti dagli uomini di Gasperini è stato molto significativo, degno dell’Atalanta ammirata in questi anni in Champions e in Europa League. Anche se nel secondo tempo, com’era prevedibile, i Reds hanno cambiato passo, mandando in campo l’artiglieria pesante: Klopp ha inserito subito Salah, Sbosozlai e Robertson per Elliott, Jones e Tsimikas. Gasperini ha mantenuto l’assetto iniziale. L’urlo di Anfield ha spinto il Liverpool in avanti che ha cercato di aggirare l’Atalanta con le verticalizzazioni per il tridente offensivo Salah-Gapko-Nunez. Un’ingenuità di Hien rischiava di rovinare tutto, ma Musso si è opposto da campione alla cannonata di Salah e poi al colpo di testa di Van Dijk, specialità del capitano, come le conclusioni della sua squadra che nascono dalle palle inattive.

Il primo quarto d’ora della ripresa è stato di assoluto dominio Reds. A mezz’ora dalla fine il cambio che Klopp sperava cambiasse l’inerzia dell’incontro : dentro Luis Diaz, fuori Nunez. Ma la superstar della notte di Anfield doveva avere solo un nome e cognome: Gianluca Scamacca. Il suo raddoppio al volo è stato da cineteca, ha pietrificato Kelleher e Anfield, ha fatto impazzire l’onda bergamasca che si è sollevata dietro la porta inglese. E cinque minuti dopo Koopmeiners ha pure fallito il 3-0.

A mano a mano che il tempo passava, l'Atalanta capiva quanto l’impresa si stesse materializzando, nonostante montasse la carica agonistica dei Reds. A un certo punto, il silenzio di Anfield è diventato surreale, lasciando spazio agli incessanti cori atalantini. A un quarto d’ora dalla fine è entrato DjogoJota al posto di Endo e più offensivo di così il Liverpool non sarebbe potuto essere. Tanto che Salah ha segnato, ma era in fuorigioco, confermato dal Var. Subito dopo, Scamacca ha rischiato di segnare il 3-0 con il colpo di testa finito sopra la traversa di Kelleher. Il tris l’ha firmato Mario Pasalic che non ha perdonato i Reds, segnando il suo cinquantesimo gol in maglia nerazzurra, prima del delirio di una squadra, di un popolo, in una notte che rende orgoglioso il calcio italiano.

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