Organo e canto erano la sua vita: addio a Pietro Rota di Mozzo
Per decenni è stato organista e direttore del coro parrocchiale. Era anche membro degli alpini mozzesi, è stato presidente delle Acli
di Dino Ubiali
Pietro Rota, conosciuto in tutto il paese di Mozzo come “ol Piero”, una sera delle prime giornate primaverili della scorsa settimana ha preso il volo per dirigere, suonando il suo amato organo, il coro degli degli angeli.
Alcuni mesi fa mi ha chiesto di intervistarlo «per quando non ci sarò più, così eviti di farti raccontare la mia vita da altri, che te la racconto io». «Sì, ma dobbiamo aspettare magari almeno dieci o quindici anni», ho replicato. «E perché? Dopo non ce n’è più? Se il Padre eterno me ne dà altrettanti non mi offendo, anche se la memoria e le mie gambe non sono più quelle di una volta».
Quando la notizia giovedì scorso ha raggiunto il paese nessuno voleva crederci. «L’ho visto oggi pomeriggio al cimitero e mi ha stretto la mano con la sua solita cordialità».
«Sono nato il 21 aprile del 1937, lo stesso giorno di calendario della fondazione della città eterna, Roma - ha esordito così quando mi ha accolto nella sua casa di via Sant’Antonio a Mozzo».
Famiglia (nove figli) di contadini la sua, il padre lavorava la terra per un possidente locale a Mozzo di Sopra. Piero ha studiato alla scuola professionale del Patronato San Vincenzo a Stezzano ed è lì che ha imparato a suonare l’organo, grazie a un sacerdote di San Paolo d’Argon che gli insegnò la tecnica.
Orgogliosamente appartenente al corpo degli alpini (...)