Scoperta maxi-frode fiscale di un imprenditore bresciano: l'ufficio occulto era ad Antegnate
Le 21 società farebbero parte di un'associazione a delinquere. Sequestrati anche orologi, auto di lusso e un motoscafo
La Guardia di Finanza è intervenuta in una maxi-operazione, dopo la scoperta di una imponente frode fiscale che coinvolgeva vari soggetti nelle province di Brescia, Cremona, Padova, Bolzano, Treviso, Verona e anche Bergamo.
Secondo le accuse, a capo dell'associazione a delinquere ci sarebbe un imprenditore edile di Rudiano, nel Bresciano, che si appoggiava a varie società fittizie e pure a un ufficio occulto ad Antegnate, mentre un altro si trovava a Urago d'Oglio.
Maxi-frode fiscale
Come riportato oggi (giovedì 18 aprile) da L'Eco di Bergamo, sono state sequestrate 24 società e sottoposte a custodia cautelare, in carcere o ai domiciliari, una dozzina di persone, con misure interdittive di esercitare l'attività imprenditoriale. Sono stati inoltre posti sotto sequestro 23 immobili, 21 veicoli, un'imbarcazione, orologi di lusso, contanti, per un totale di quindici milioni di euro, e una trentina di rapporti finanziari. Il tutto, anche con l'ausilio delle unità con in dotazione i cash dog.
Secondo quanto ricostruito nell'inchiesta, l'associazione dal 2018 avrebbe gestito una fitta rete di società fittizie, intestate a prestanome, con sedi indicate a indirizzi inesistenti. In pratica, si sarebbero emesse fatture per operazioni mai avvenute, per un valore complessivo di 61milioni di euro, mentre altre aziende sarebbero state realmente in attività, con centinaia di operai edili alle proprie dipendenze, i cui contributi previdenziali e ritenute Irpef venivano però versate in frode all'erario, attraverso crediti Iva inesistenti per sette milioni di euro, ottenuti tramite fatture false. Altre società, invece, erano state create apposta per riciclare i proventi illeciti così accumulati.
L'ufficio occulto di Antegnate
Per quanto riguarda il nostro territorio, in un ufficio della Bassa bergamasca, ad Antegnate, un'impiegata di Campagnola Cremasca sarebbe stata addetta alla gestione dei conti correnti, intestati alle 21 imprese coinvolte nel giro. Il tutto, eseguendo manovre di riciclaggio per cinque milioni di euro che portavano al trasferimento alla società immobiliare cremonese del gruppo, nel tempo, di un totale di 1,6 milioni di euro.
Ci sarebbero poi duecentomila euro indirizzati a una società per l'acquisto ed il noleggio di veicoli di lusso, settantamila euro per un'attività commerciale di Verona e 204mila euro per l'acquisto di Rolex in un negozio del Bresciano, a favore del capo dell'organizzazione. Infine, un motoscafo Riva da quindici metri, del valore di centomila euro, era intestato a una delle aziende edili, ma era in realtà utilizzato ancora dall'imprenditore bresciano.