A Treviglio si è spento per un male incurabile Claudio Ronchi. Aveva solo 39 anni
La battaglia contro il tumore sembrava andasse meglio con le cure sperimentali, ma una ricaduta non gli ha lasciato scampo
Una battaglia contro la malattia, un tumore al cervello, durata otto anni e che purtroppo non ha dato scampo a Claudio Ronchi, 39 anni, di Treviglio, magazziniere alla "Same Deutz-Fahr".
Lascia nel dolore la famiglia che gli è sempre stata accanto, gli amici - anche quelli del "Bulldog Pub" che era una sorta di seconda casa per lui - e i colleghi. Ieri, giovedì 13 giugno, la Basilica di San Martino era colma per dargli l'ultimo saluto. A riportarlo è PrimaTreviglio.
Le cure sperimentali e la ricaduta
Una giovane vita stroncata troppo presto da un male terribile, un tumore al cervello tanto subdolo da ricomparire quando meno te lo aspetti, quando dopo un doppio intervento e le cure, anche sperimentali, tentate, la "luce in fondo al tunnel" della paura e della sofferenza sembrava un traguardo lì da raggiungere. Dopo che per otto lunghi anni la battaglia contro il cancro sembrava potesse essere vinta.
Il destino, però, ha piani spesso incomprensibili e nel giro di pochi mesi ha spento la fiammella di speranza che albergava nel cuore di chi gli voleva bene e ha strappato un ragazzo di 39 anni all’affetto di genitori, fratelli, parenti, amici e colleghi di lavoro.
Il lavoro e le passioni
Nel 2016 all’ospedale di Bergamo gli ha diagnosticato il tumore: uno shock per lui e tutta la famiglia, ma l’intervento e le cure all’Istituto neurologico Besta di Milano sembravano aver portato a un miglioramento e Claudio era tornato alla sua ruotine quotidiana: il lavoro alla "Same Deutz-Fahr", le passioni per i videogiochi e la tecnologia, il calcio e il tifo per il Milan, i viaggi con gli amici ad Amsterdam, la vacanze in Puglia e qualche uscita con il metal detector nelle campagne della Bassa, alla ricerca di monete o cimeli antichi.
E, alla sera, l’immancabile tappa al "Bulldog Pub" di via Crivelli, quasi una seconda casa per Claudio. L’appuntamento era lì, Claudio c’era, sempre, estate e inverno, seduto sulla sedia in plastica del tavolino esterno. Quando mancava, raramente, era perché le pesanti cure oncologiche non gli permettevano di uscire. Aveva uno spirito forte, quello che gli ha permesso di affrontare due interventi e le cure senza mai lamentarsi, mai.
Tanti amici e colleghi al funerale
Ad accompagnarlo, con amore, nel suo cammino contro la malattia ci sono sempre stati papà Piero, mamma Carla, il fratello Stefano, la sorella Simona e il cognato Diego, la zia Egle, lo zio e le cugine che gli sono stati accanto, soprattutto quando, pochi mesi fa, le sue condizioni di salute sono peggiorate, costringendolo prima al ricovero in ospedale a Treviglio e, poi, quando più nessuna terapia era in grado di arginare il male, a concludere il suo cammino all’hospice della Fondazione Anni Sereni.
Il 39enne si è spento lì, lunedì nel tardo pomeriggio (mercoledì 12 giugno avrebbe compiuto i quarant'anni), e ieri mattina, giovedì 13, la Basilica di San Martino era gremita di amici, colleghi e conoscenti.