Il caso

Frana a Sant'Omobono, l'associazione "Tutela rurale" ai politici: «Fatevene carico e trovate una soluzione»

La lettera dopo che le autorità hanno deciso di non intervenire. Intanto l'azienda agricola Recudino rischia il fallimento

Frana a Sant'Omobono, l'associazione "Tutela rurale" ai politici: «Fatevene carico e trovate una soluzione»
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Comunità Montana e i tecnici della Regione Utr, dopo il sopralluogo alla frana, hanno emesso il loro verdetto: non sussistono i requisiti per un intervento di somma urgenza. Ma il tempo stringe e l'azienda agricola Recudino di Francesco Carminati a Sant'Omobono Terme rischia di chiudere per sempre se non verrà fatto qualcosa. In aiuto all'allevatore arriva l'Associazione per la tutela dell'ambiente e della vita rurali, con una lettera rivolta alle autorità competenti.

Lo scorso 31 maggio la strada bianca comunale che collega il Comune di Sant'Omobono Terme alla frazione Recudino è bloccata a causa di una frana a valle della strada, isolando di fatto l'attività del giovane allevatore: una situazione grave, che porta con sé un triste ultimatum: «entro una quindicina di giorni il foraggio sarà esaurito e, se non arriverà il fieno con gli elicotteri, gli animali patiranno la fame e rischiano la macellazione». Mandando in fumo anni di sacrifici.

Servono 300 mila euro per la messa in sicurezza, come stabilito da studio geologico effettuato grazie a un contributo del Bim. A impedire l'inizio dei lavori la mancata dichiarazione di somma urgenza che, a parere dei tecnici della Regione e di Comunità Montana, non sussisterebbe. «In assenza di solerte intervento con le palificazioni - spiega l'associazione - la frana proseguirà minacciando gli edifici a valle. Gli interventi necessari diventerebbero inoltre più onerosi».

«Francesco è un ragazzo che ha fatto grossi sacrifici»

Carminati, nel suo post-denuncia pubblicato su Facebook, ha riportato anche le parole delle autorità nei suoi confronti: «Mi hanno detto che non dovevo costruire la strada in quel posto». A cui l'Associazione ha replicato: «Carminati non ha fatto altro che riprendere l'attività di famiglia, non è andato a ficcarsi in un posto strano. La stalla è stata realizzata ex novo con contributi del Prs, finanziamenti regionali in fumo che andrebbero in fumo in caso di fallimento dell'azienda. Francesco è un ragazzo che ha coraggiosamente ripreso l'attività, sottoponendosi a grossi sacrifici personali».

«In questo caso - conclude così la lettera - è evidente che, al di là delle rigidità burocratiche e del solito rimpallo di responsabilità tra enti e uffici, il non intervenire risulterebbe, anche solo da un punto di vista economico, del tutto ingiustificabile. Per uscire dall'impasse è necessario che dirigenti e responsabili politici si facciano carico del caso e trovino la soluzione. Non stiamo parlando di milioni».

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