Bambina di 11 anni rimasta sott'acqua: indagati il viceparroco del Cre e il bagnino
La piccola, originaria del Senegal, aveva dimestichezza con l'acqua ma non sapeva nuotare. Prende corpo l'ipotesi della sfida in apnea
Si fa sempre più consolidata l'ipotesi che vede in una sfida di apnea fra amici la causa dell'incidente avvenuto alle piscine di Inzago nella mattinata di lunedì 17 giugno. Intanto, resta in prognosi riservata e in pericolo di vita la bambina del Cre di Caravaggio rimasta sott'acqua priva di sensi per un tempo che potrebbe essere di più di un minuto e mezzo.
Non solo: come riportano i colleghi di PrimaLaMartesana, il vicario parrocchiale del Cre della Bassa che quel giorno accompagnava bambini ed educatori è finito sul registro degli indagati. Un «atto dovuto», spiega il suo legale, l'avvocato Rocco Lombardo di Bergamo. Indagato anche il bagnino di turno alla piscina dove è avvenuto l’incidente.
Le testimonianze
Come spiega il Corriere Bergamo, la polizia di Inzago sta cercando di ricostruire i fatti, che restano però ancora nebulosi. Il puzzle tra le mani degli agenti agli ordini del comandante Vincenzo Avila è fatto di tanti tasselli e testimonianze di ragazzi e animatori (anche loro minorenni). Numerose sono le voci che riporterebbero della sfida di apnea, fatto che spiegherebbe anche perché l'allarme non sia stato dato immediatamente.
Sapeva nuotare?
Certo è che il Centro estivo dell'oratorio aveva fatto chiedere espressamente a tutti i bambini che avrebbero partecipato alla giornata in piscina se erano capaci di nuotare. E a questa domanda aveva risposto affermativamente anche la piccola di 11 anni, arrivata in Italia dal Senegal un anno fa. Ma su questo punto inizia a emergere una forte incertezza.
In Italia da poco
I genitori stessi della bambina, che sono rimasti a vegliarla costantemente nelle ultime 48 ore, spiegano che la figlia era cresciuta vicino alla costa e che quindi aveva sì dimestichezza con l'acqua, ma non sapeva nuotare propriamente. Inoltre, muoversi in acqua dolce non è come farlo in acqua salata e quindi anche questo avrebbe potuto avere un ruolo nell'incidente.
Buongiorno, per evitare o almeno cercare di evitare queste tragedie, penso che la soluzione per non dover abolire le gite alle piscine è che sia obbligatorio che i bambini indossino o braccioli o piccoli salvagenti che impediscano loro di affogare con tutte le conseguenze che ne derivano. Non indossi i dispositivi di sicurezza, non partecipi alla gita.
I rischi ci sono sempre quando si sta con i bambini e sicuramente ľidea delľapnea sarà nata da qualche bambino, non penso dagli animatori. Si sa che con i ragazzi bisogna avere 100 occhi,ma il rischio ci sarà sempre, come è sempre stato.
Ogni anno capitano incidenti gravissimi come questo. Forse più che preoccuparsi della carenza possibile di accompagnatori sarebbe il caso di ripensare le attività dei CRE ed evitare situazioni a rischio.
Queste vicende porteranno inevitabilmente i giovani a non voler più fare gli accompagnatori volontari, visto quello che rischiano in caso di incidenti come questo. Anche solo per provare la propria mancanza di responsabilità passeranno mesi, forse anni, di guai e spese.