Firmato l'accordo

Nepios e il Papa Giovanni uniti nello studio delle patologie dei bambini e per sostenere la genitorialità in carcere

Nascerà un registro delle problematiche neurochirurgiche. Riconfermati per altri due anni i percorsi dei detenuti con i figli

Nepios e il Papa Giovanni uniti nello studio delle patologie dei bambini e per sostenere la genitorialità in carcere
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La firma dell'accordo sulla Neurochirurgia tra Papa Giovanni e Nepios - Francesco Locati e Tullia Vecchi

L'associazione Nepios e l'Asst Papa Giovanni XXIII hanno firmato oggi (martedì 23 luglio) un nuovo accordo per studiare le patologie neurochirurgiche nei bambini e si sono impegnati a rinnovare, per altri due anni, il progetto “Mediare in carcere” per favorire il mantenimento della relazione tra i detenuti e i loro figli.

Il registro delle patologie neurochirurgiche

La sigla del patto, sostenuto economicamente anche da BCC Milano, è avvenuta negli uffici della Direzione dell’ospedale Papa Giovanni XXIII a Bergamo e sosterrà l’attività di ricerca dell’Unità di Neurochirurgia diretta da Luigi Lanterna. Presenti le dirigenti Maria Simonetta Spada e Simonetta Cesa, il presidente BCC Milano Giuseppe Maino, il direttore generale dell'Asst Francesco Locati, la presidente della Onlus Tullia Vecchi ed il dottor Lanterna.

Nepios metterà a disposizione del nosocomio un contributo economico per un incarico di data manager, che realizzerà un registro neurochirurgico delle patologie vascolari cerebrali, oncologiche e traumatiche, con l’obiettivo di contribuire alla ricerca delle patologie neurochirurgiche prevalentemente nei bambini, incluse le patologie rare vascolari dell'encefalo come il "Moya Moya", per la quale Bergamo è un punto di riferimento nazionale ed europeo.

Da sinistra Maria Simonetta Spada, Simonetta Cesa, Giuseppe Maino, Francesco Locati, Tullia Vecchi e Luigi Lanterna

Il rinnovo del progetto in carcere

È stato inoltre annunciato – la firma arriverà a breve - il rinnovo dell’accordo per i prossimi due anni del progetto "Mediare in carcere", per promuovere il sostegno alla genitorialità, il mantenimento della relazione figlio-genitore durante la detenzione e promuovere la responsabilità genitoriale dei detenuti. Le prime due annualità del progetto, che si concluderà ad agosto, hanno permesso alla Psicologia, diretta da Maria Simonetta Spada, e afferente alla Direzione sociosanitaria, di realizzare una progettualità innovativa.

Grazie alla presenza dei due psicologi referenti del progetto, Paolo Scotti e Silvia Gherardi, sono stati coinvolti 98 utenti, per un totale di 226 colloqui individuali e di gruppo. Ai detenuti in misura alternativa o in permesso per i figli sono stati messi a disposizione i locali del Centro per il bambino e la famiglia, un centro gestito in collaborazione tra Nepios e la Asst, considerato in Regione Lombardia unico nel suo genere per gli interventi qualificati su violenza, abusi sui minori e in generale famiglie in crisi.

«I prossimi due anni ci vedranno ancora a fianco del Papa Giovanni XXIII per sostenere la genitorialità in carcere - ha confermato Tullia Vecchi, presidente di Nepios -. Di recente, per renderla il più possibile accogliente, abbiamo arredato gli ambienti della saletta individuata dalla casa circondariale per i colloqui dei detenuti con i loro figli. Vorrei ringraziare l'ex direttrice Teresa Mazzotta, per aver creduto in questo progetto. Metteremo a disposizione della nuova direttrice, Antonina D'Onofrio, lo stesso spirito di collaborazione che abbiamo dimostrato negli ultimi due anni».

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