Aveva con sé lettere dei detenuti: sospeso il cappellano del carcere di Bergamo
La normativa vieta di portare all'esterno o all'interno oggetti senza autorizzazione. L'appello dei detenuti per il suo reintegro
Il cappellano del carcere di Bergamo, don Luciano Tengattini, è stato sospeso dalla struttura. Non è ancora chiaro se si tratti di una misura temporanea o definitiva, ma pare che abbia a che fare con alcune lettere trovategli addosso dalla polizia giudiziaria, che intendeva dare ad alcuni detenuti.
Lettere in carcere
Il sacerdote, 58 anni di Paratico, subentrato a don Fausto Resmini dopo la sua morte per Covid a marzo 2020, come riportato oggi (martedì 30 luglio) dal Corriere Bergamo era stato fermato lo scorso 19 luglio al suo ingresso nel penitenziario. Gli agenti gli avevano chiesto di mostrare cosa avesse con sé e hanno scoperto tre lettere, affidategli da un paio di detenuti. Il prete le avrebbe affrancate, aggiungendo il codice di avviamento postale, e le missive sono state poi state anche restituite agli autori.
Tuttavia, dato che Tengattini è andato contro la normativa dell'istituto, che vieta di portare all'interno o all'esterno oggetti o messaggi senza autorizzazione, è arrivato il provvedimento della nuova direttrice di via Gleno, Antonina d'Onofrio, che ha sostituito a inizio 2024 Teresa Mazzotta. Il cappellano, di conseguenza, al momento non può più prestare servizio all'interno del carcere.
L'appello dei detenuti
I detenuti nel frattempo hanno scritto una lettera, firmata dalla quasi totalità di loro, indirizzata alla direttrice in cui si chiede il reintegro del sacerdote, facendo presente l'aiuto morale ed economico da lui arrivato quando ne avevano bisogno. All'appello si unisce la solidarietà al cappellano della garante dei detenuti, Valentina Lanfranchi, e l'associazione Carcere e territorio con Gino Gelmi.
Rimane da capire come si svilupperà la vicenda, perché al momento né l'istituto, né la Curia e tantomeno il diretto interessato hanno commentato l'accaduto.