Situazione chiarita

Riammesso tra i detenuti il cappellano del carcere di Bergamo: «Le lettere? Una leggerezza»

La polizia penitenziaria aveva scoperto le missive lo scorso 19 luglio. Ma il religioso le aveva solo affrancate, aggiungendo il codice postale

Riammesso tra i detenuti il cappellano del carcere di Bergamo: «Le lettere? Una leggerezza»
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Il cappellano del carcere di Bergamo, don Luciano Tengattini, di Paratico, è stato riammesso tra i detenuti dopo il periodo di stop deciso da un provvedimento della struttura, arrivato in seguito alla scoperta di alcune lettere che erano state portate all'esterno.

L'ispettore generale dei cappellani italiani, don Raffaele Grimaldi, ha spiegato che non era arrivata nemmeno una vera e propria sospensione e tutto è stato chiarito, derubricando la vicenda a una semplice leggerezza.

La scoperta delle lettere

La misura di temporaneo allontanamento era dovuta alla scoperta, il 19 luglio scorso, da parte della polizia penitenziaria, di tre missive appartenenti a un paio di detenuti. Il religioso si era prestato ad affrancarle e aggiungere il codice di avviamento postale e stava per riportargliele, quando all'ingresso gli agenti gli hanno chiesto se avesse qualcosa con sé e le aveva scoperte.

Erano poi comunque state restituite agli autori, per cui si presume che il contenuto non fosse nemmeno problematico, ma le norme del penitenziario vietano di portare all'esterno o all'interno oggetti oppure messaggi senza averne l'autorizzazione. Per cui, anche in assenza della direttrice Antonina D'Onofrio, subentrata a Teresa Mazzotta a gennaio di quest'anno, c'era stata la temporanea decisione della Direzione.

L'appello dei detenuti

Un provvedimento che aveva però portato a un appello, scritto su un foglio e firmato dalla quasi totalità dei reclusi, indirizzato proprio alla responsabile della struttura per chiedere il reintegro di Tengattini. Il quale, da quando ha sostituito il precedente cappellano, don Fausto Resmini (a cui la casa circondariale è intitolata), morto di Covid a marzo 2020, si è sempre speso per chi si trovava in via Gleno offrendo, a detta degli stessi detenuti, un sostegno sia morale che economico, pagando in certi casi anche le bollette di famiglie in difficoltà.

Situazione chiarita

Il prete potrà quindi tornare a esercitare il suo ufficio già da oggi (giovedì primo agosto), dopo il periodo servito a chiarire l'accaduto, richiesto anche dalla temporanea assenza per ferie della direttrice e qualche giorno di pausa preso da lui stesso e che aveva in programma, pare, già da prima che succedesse il fatto. Don Tengattini ha tra l'altro compreso, a detta dell'ispettore generale, praticamente subito la leggerezza commessa, seppure a fin di bene come si è poi capito.

Del resto, una eventuale effettiva sospensione avrebbe potuto aggiungere ulteriore tensione in via Gleno, data la situazione ormai cronica di sovraffollamento (comune a molte carceri italiane), la carenza di guardie e il periodo estivo, uno dei più difficili in questi luoghi. L'esclusione del sacerdote, benvoluto dalla popolazione carceraria anche per il supporto che offre, avrebbe causato con molta probabilità del malcontento con possibili più gravi conseguenze.

Commenti
Matteo

Intanto al povero prete hanno fatto fare un figura di m... La notizia è finita anche sui quotidiani nazionali e gliene hanno dette dietro di tutti i colori.

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