La storia

Addio a Giuseppe Vavassori, che era «operaio e camionista. E di notte dipingevo»

Se ne è andato all’età di 86 anni, ma rimangono i quadri a memoria della sua vita avventurosa. Si trasferì a Mozzo nel 1974

Addio a Giuseppe Vavassori, che era «operaio e camionista. E di notte dipingevo»
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di Dino Ubiali

Giuseppe Vavassori se ne è andato all’età di 86 anni, ma rimangono i quadri a memoria della sua vita lunga e avventurosa. È diventato pittore per passione e per necessità.

Quando si trasferì a Mozzo nel 1974 la sua famiglia era cresciuta, e nella vecchia casa di Almè, dove erano nati i suoi due figli Monica e Marco, non c’era più spazio.

Così con la moglie Graziella decise di acquistare una nuova casa. Un grande impegno per un operaio che faceva due mestieri, in quanto era l’unico che portava a casa lo stipendio per mantenere la famiglia. Così quando la famiglia Vavassori iniziò ad arredare la nuova casa, ben presto Giuseppe si accorse che le pareti bianche erano spoglie.

«Da piccolo mi piaceva disegnare - ci raccontava Giuseppe tempo fa -, ma mio padre non poteva permettersi di pagarmi gli studi dopo le elementari e così rimase una passione nascosta. Quando vidi le pareti spoglie della nuova casa, e i quadri costavano cari, decisi di riempirle con mie creazioni. Di giorno due lavori e di notte dipingevo».

La storia del pittore ha inizio il 6 agosto 1938, quando in Borgo Canale, la mamma Angela Nessi diede alla luce il piccolo Giuseppe. Purtroppo però per il bambino la vita non fu facile: la mamma Angela morì a soli 32 anni, quando Giuseppe aveva due anni. Il marito Natale, padre di Giuseppe, rimase solo a crescere i due fratelli Osvaldo e Giuseppe. La famiglia Vavassori si trasferì a Longuelo e poi in Valle d’Aosta per cercare lavoro.

«Fummo costretti - proseguiva il racconto Giuseppe - a fuggire da Bergamo: non c’era lavoro e poi mio padre era comunista, non era ben visto al tempo. Ci trasferimmo cosi ai piedi del Monte Bianco, insieme alla sua nuova moglie, la mia matrigna. Mio padre manovale lavorò per la costruzione della galleria del Monte Bianco».

Dopo la guerra, nel pieno del Boom economico, i Vavassori ritornano a Bergamo e (...)

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