Nell'atrio di Ubi Banca

La bohème bergamasca ad Art Up Un'opera di Ermenegildo Agazzi

La bohème bergamasca ad Art Up Un'opera di Ermenegildo Agazzi
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L'appuntamento di Art Up del mese di aprile ci accompagna alla riscoperta di un paesaggista di cui molti avranno sentito parlare. Non è raro, infatti, trovare a Bergamo una tela di Ermenegildo Agazzi, o del fratello Rinaldo, magari custodita fra le collezioni di famiglia. Ecco perciò che anche Ubi Banca Popolare di Bergamo ha rispolverato il “suo” Agazzi e lo presenta in questi giorni per il quarto evento Art Up, la serie di incontri ravvicinati tra gli utenti e la collezione d’arte della banca.

Il dipinto esposto. Si intitola Il Fortino di San Domenico a Bergamo ed è un olio su tela di 110 x 179 cm realizzato nel 1888. Un'opera che ci riporta subito nella dimensione bohémien bergamasca, certo meno effervescente di quella parigina, ma sicuramente significativa per il nostro territorio. Questo quadro, in particolare, fu esposto proprio nel 1888 insieme ad un'altra tela di Rinaldo, fratello maggiore di Ermenegildo e suo primo maestro.

La composizione è abilmente costruita con un inedito punto di vista ribassato che valorizza la porzione di prati e boscaglie distribuiti sul ripido pendio della collina. Seppur l’elegante dimora sita presso la Porta San Giacomo appaia defilata all’estrema destra della tela, la massa verdeggiante del fogliame assume una valenza espressiva quasi autonoma. La stesura impetuosa del colore, a tacche larghe, rapide e pastose, contraddistingue lo stile di Ermenegildo, giovanissimo ventiduenne che da una parte stava acquisendo la lezione del maestro Cesare Tallone all'Accademia Carrara, dall'altro scalpitava, appassionato dal nuovo clima parigino e milanese.

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Due note biografiche su Ermenegildo Agazzi. Ermenegildo si trasferì a Milano nel 1894 per inserirsi nell'ambiente artistico milanese che gravitava attorno al pittore Filippo Carcano. Ma appena aveva l'occasione di partecipare a un'esposizione o un concorso internazionale, correva in Francia, affascinato dalle opere dei Fauves e degli artisti della Scuola di Parigi. Così, pur restando, di fatto, un paesaggista lombardo fedele alla tradizione ottocentesca, il più piccolo degli Agazzi ha saputo definire un proprio stile deciso e corposo con il quale ha reinterpretato il territorio (era nato a Mapello nel 1866) con tratti energici e innovativi per l'epoca.

Una nota curiosa: il record d'asta di questo autore si aggira sui 9.962 euro. Per chi, come detto prima, se lo trovasse già bell’e pronto nel salotto di casa, grazie a qualche saggio antenato amante del bello.

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