Sorte (FI) sull'omicidio di Terno: «Di origine straniera è l'assassino, ma anche i testimoni»
Dopo il post di Matteo Salvini, il segretario regionale degli azzurri difende la posizione del partito sulla riforma della cittadinanza
L'arresto di Moussa Sangare, trentenne di Suisio reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni a Terno d'Isola, ha riportato la questione dello Ius scholae al centro del dibattito politico. Il conferimento della cittadinanza a chi ha completato un ciclo di studi in Italia è una proposta di Forza Italia, ma è avversata dalla Lega, con il segretario e ministro Matteo Salvini a intervenire poco dopo che la notizia del fermo si era diffusa, sottolineando in un post sui social come Sangare fosse di origine straniera ma con cittadinanza italiana.
Una dichiarazione che ha innescato il dibattito tra le forze politiche che sostengono una modifica alla legge sulla cittadinanza e quelle che ritengono vada bene così com'è. A difendere però la posizione degli azzurri, qui in Bergamasca, è Alessandro Sorte, che come riportato da PrimaTreviglio a sua volta, dopo l'intervento dal 21 agosto, ha pubblicato un suo dettagliato pensiero sulla vicenda di cronaca e la necessità di una riforma in materia.
La critica alle strumentalizzazioni
«Le indagini sull’omicidio di Terno d’Isola ci hanno tenuti tutti col fiato sospeso per settimane. Siamo stati testimoni del lavoro esemplare e senza sosta condotto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine bergamasche, fino allo sconcertante epilogo che ci lascia sgomenti. Una persona che ha ucciso senza un movente, senza conoscere la vittima, trovata per caso nel posto sbagliato al momento sbagliato: una tragedia che potenzialmente avrebbe potuto colpire ognuno di noi» ha scritto Sorte, deputato e segretario regionale di Forza Italia.
«La banalità del male inquieta tutti - ha proseguito - e la storia dell’assassino, cittadino italiano di origine africana, dà l’assist a chi nel dibattito politico cerca di capitalizzare questo sconcerto puntando il dito contro lo straniero, puntuale e inflessibile come non sempre è accaduto nei casi di cronaca che hanno visto italiani macchiarsi di crimini altrettanto orribili, a partire dai numerosi femminicidi anche nella nostra provincia. E non ci sono dubbi che tutti questi casi meritino tolleranza zero e pene esemplari, senza troppa indulgenza di attenuanti, a prescindere da chi sia l’autore, e questo vale anche per le misure di prevenzione dei reati».
Il contributo dei testimoni
Una strumentalizzazione che secondo Sorte, però, va in cortocircuito quando entrano in gioco le figure che hanno contribuito alle indagini e l’individuazione dell’assassino.
«Sono due giovani di 25 e 23 anni, di origine marocchina, uno commesso in un negozio di abbigliamento e l'altro autista per un grande magazzino, che quella sera si allenavano per strada e hanno incrociato l’assassino in fuga. Dettagli preziosi che hanno riferito alla Procura: “Siamo orgogliosi di essere stati utili alla risoluzione del caso”. Sono loro i migliori testimonial di un’integrazione che non è solo l’essere parte del nostro tessuto sociale ed economico, lavoratori spesso impiegati in mansioni faticose che gli italiani non vogliono più svolgere, ma che contempla anche un senso del dovere, la necessità di fare la cosa giusta, il senso civico».
Il distinguo tra chi rispetta la legge e chi no
Il forzista ha poi concluso: «Ciò che rende una persona un cittadino, parte di una comunità. Storie che fanno riflettere e mettono in guardia dal banalizzare temi complessi e mettere facili etichette. La barricata non è tra “italiani” e “stranieri”, non è una questione di etnia o di origine, ma tra chi vuole vivere onestamente e contribuire alla crescita economica e sociale del nostro Paese, attraverso il proprio lavoro e il proprio impegno quotidiano, chi ama l’Italia, chi la difende, chi conosce e ha fatto propria la nostra cultura, e vive rispettando le nostre leggi».