Luca Percassi a Radio Rai: «Lo stadio è un capolavoro, adesso aspettiamo l'Arsenal»
Il massimo dirigente dei nerazzurri ha ripercorso l'avventura dell'impianto in diretta nazionale all'interno della trasmissione "La politica nel pallone"
di Fabio Gennari
L'orgoglio orobico su scala nazionale. Ieri pomeriggio (16 settembre), durante la trasmissione di Radio Rai La politica nel pallone, l'amministratore delegato dell'Atalanta Luca Percassi ha ripercorso le tappe che hanno portato alla ristrutturazione dello stadio di Bergamo. Tutte cose che da queste parti conosciamo molto bene ma che, risentite ed elencate oggi, fanno davvero un grandissimo effetto.
Stadio rinnovato, doppia inaugurazione da urlo con Fiorentina e Arsenal.
«Non ci facciamo mancare nulla. Sarà, per la nostra famiglia e tutta l’Atalanta, l’ennesima grande emozione. Giocare nella nostra casa completamente ristrutturata con Fiorentina e Arsenal è un motivo di grande orgoglio. Un capolavoro, un progetto che per tutti noi è carico di significati e che, come tutti i progetti importanti, si porta dietro una storia zeppa di lavoro, sacrificio, dedizione e impegno. Il risultato è straordinario».
Il 10 maggio 2017 l'Atalanta si è aggiudicata lo stadio, nel luglio 2019 il nome Gewiss Stadium, poi il Covid con il cantiere che non si è mai fermato. Come avete fatto?
«Per una serie di coincidenze strane, nell’anno dei 110 l’Atalanta è diventata proprietaria dello stadio. Da lì è partito l’impegno di ristrutturazione secondo gli standard Uefa. L’obiettivo era continuare a giocare a Bergamo. Abbiamo prima fatto la Pisani nel giro di un’estate, con un lavoro straordinario. Durante il Covid ci siamo detti come famiglia che la prima gru che avesse ripreso a lavorare a Bergamo sarebbe dovuta essere allo stadio. Ci siamo impegnati a fondo, siamo riusciti a lavorare alla Tribuna lungo viale Giulio Cesare, che poi è divenuta Rinascimento proprio in onore e in ricordo di tutto quello che è successo e ha colpito fortissima la città».
Una grande storia in un momento drammatico.
«L’Atalanta voleva dare dimostrazione di ripartenza, i bergamaschi si sono riconosciuti in quella volontà. È stata la ripartenza di tutti. Poi c’è stata la Curva Sud, lavori che sono durati tanto per la costruzione di quasi 400 posti auto interrati, quindi si è andati avanti per oltre un anno. Lo stadio è a "km 0", costruito grazie alle capacità del nostro territorio e della nostra gente: si sono impiegate le migliori tecniche, le imprese e i lavoratori sono quasi tutti bergamaschi. Ad esempio, il cemento arriva da Calusco, li c'è una realtà che è nata nello stesso anno dell’Atalanta. Sono sfumature che rendono ancora più bello quanto è stato fatto».
Un impianto da Premier, ma in Italia.
«Nella mia esperienza al Chelsea ho avuto la possibilità - era il 1998 - di conoscere quei contesti. Ero ammirato da come non ci fossero barriere e il contatto tra campo e tifoseria fosse completo. Percepivo un’atmosfera diversa, le esperienze europee fatte poi con la Dea ci hanno fatto raccogliere tante altre informazioni, con il “Muro” giallo di Dortmund che è stato una delle maggiori fonti di ispirazione. Così come gli stadi inglesi che abbiamo visitato. Volevamo uno stadio adatto e in linea con la nostra realtà, avevamo l’intenzione di ristrutturare quello che c'era e abbiamo colto la possibilità di aggiungere anche negozi e bar che sono al servizio della città. Migliorano il quartiere. Un grande investimento per adeguarci ai migliori standard europei».
Riusciranno in Italia, altre realtà come la vostra, a portare a termine un impresa tanto grande?
«Penso che l’Italia sia il più bel Paese del mondo. Dietro ogni squadra ci sono realtà e città che hanno tanto da raccontare, realtà che si meritano uno stadio adeguato che le rappresenti al meglio. Lo stadio oggi è un centro di grande attenzione, noi abbiamo dedicato tempo e risorse a questa iniziativa e speriamo che questo sia da stimolo per altre amministrazioni che possano lavorare con i privati che vogliono investire. La Serie A appartiene a tutto il popolo italiano, è un asset da proteggere e difendere. Da parte di tutti».
Tra l'altro, l'Atalanta, ha anche il gioiello di Zingonia.
«È in ampliamento, abbiamo acquisito altre aree per rendere il Centro Sportivo ancora più grande e confortevole. È dedicato alla famiglia Bortolotti, è la nostra casa quotidiana e lavoriamo perché tutto il mondo Atalanta, dai più piccoli ai più grandi, sia in quel contesto».
Che ruolo può avere l'Atalanta nel nostro campionato?
«Papà porta sempre la concretezza tipica del nostro territorio, andiamo avanti partita dopo partita e punto dopo punto per raggiungere la salvezza. Poi vediamo. Siamo convinti di aver allestito una rosa importante, con investimenti che non sono mai mancati. Non siamo abituati a sbandierare gli obiettivi, ma a lavorare giorno dopo giorno per conquistarli. Ovviamente, anche quest’anno si riparte da capo senza pensare a quello che abbiamo vissuto di unico. Con la Fiorentina abbiamo visto una squadra che ha fatto cose importanti con qualcosa da migliorare. Ne ha parlato anche Gasperini. Ora dobbiamo solo lavorare, vedremo poi dove arriveremo. Di certo, giocare ancora la Champions sarà qualcosa di unico. Per tutti».
Chiudiamo con l'Arsenal e il ritorno in Champions League.
«Giochiamo contro una squadra fortissima, in questi anni abbiamo affrontato diverse squadre di altissimo livello. Il contesto sarà fantastico, una serata eccezionale per la storia dell’Atalanta».