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Il fascino discreto dell’«ötörno» in dialetto. Altro che «foliage»

Tutte le sfumature dell’autunno secondo i detti dei contadini bergamaschi

Il fascino discreto dell’«ötörno» in dialetto. Altro che «foliage»
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di Ezio Foresti*

Non che ci sia da stare allegri, tra scenari di guerra, ipotesi di ondate pandemiche e bollette incombenti. Tuttavia non si possono non apprezzare tutte le sfumature dell’ötörno, stagione di transizione tra gli eccessi estivi e i rigori invernali.

Oltre a regalarci fóns, castègne e ì, ci rammenta le ultime operazioni da compiere prima che la terra si addormenti, attraverso una sequenza di detti popolari che ne scandiscono il corso.

Tra l’altro sono senz’altro più piacevoli dei quotidiani bollettini che alimentano ansie e inquietudini. Si parte il quattro di ottobre dall’amatissimo San Francèsch, che ci ammonisce a somnà il formét se te ólet troàs contét. Se si lascia passare troppo tempo l’esito della semina sarà disastroso, ed ecco quindi che il 16 del mese giunge appena in tempo l’avviso per San Gal sómna sènsa fal, una sorta di ultimo avvertimento per non trovarsi nei guai.

Il termine ultimo è però il giorno di San Löca, il 18, dove non c’è clima che tenga: söcc o bagnàt, per San Löcatöt somnàt, perché chi no sómna per San Löca, de la rabia a l’se spelöca. Meglio provvedere in tempo, prima di essere ridotti a strapparsi i capelli.

In questo periodo c’è anche una raccolta da completare, quella della rapa, un’operazione da svolgere necessariamente prima della fine di ottobre, e precisamente il 28, giorno di San Simù e Giüda, in cui la raa l’è marüda. In ogni caso, marüda o de marüdà, la ràal’è destrepà. Il consiglio serve a evitare le prime gelate, ovviamente letali per le piante.

L’abbassamento delle temperature è ormai percepibile, da lì la constatazione che lo stesso giorno, San Simù, la ventàia l’è ‘n d’ü cantù. Non serve più difendersi dal caldo ma dal freddo, magari traendo buoni auspici dal meteo, sapendo che quando a utùer a l’piöv e l’truna, l’invernada la sarà buna. Almeno dal punto di vista dei contadini.

*in memoria

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