Il ristorante "Ol Giopì e la Margì" è attività storica: tradizione che si fonde con l’innovazione
Il locale fondato da Ivar Foglieni nel 1983 è stato inserito da Regione nell'elenco. Ora lo gestiscono i figli: Alioscha, Darwin e Barbara
di Marta Belotti
Nell’elenco delle “Attività storiche” riconosciute quest’anno da Regione Lombardia c’è anche il ristorante “Ol Giopì e la Margì” di via Borgo Palazzo, un locale che da quarant’anni sa innovare restando sempre nel solco della tradizione.
Nato dall’intuizione di Ivar Foglieni, che nel 1983 aprì il ristorante cittadino con un’idea precisa, ovvero quella di portare portare la tradizione non solo nei piatti, ma anche negli abiti dei camerieri e delle cameriere, il ristorante ha avuto nel tempo un grande successo e ha potuto continuare la sua storia grazie all’abilità dei tre figli di Foglieni, che oggi portano avanti l’attività: Alioscha in sala, Barbara e Darwin in cucina.
«Questo riconoscimento è innanzitutto per nostro padre, che quarant’anni fa ha pensato e avviato tutto questo - sottolinea proprio Darwin -. Un po’, però, va anche a noi, che ora siamo in prima fila nella gestione del ristorante, ognuno con i suoi ruoli. Naturalmente il papà bazzica ancora qui e continua a essere un punto di riferimento».
Ivar è chiaramente mosso da una forte passione, la stessa che nel 1983 l’ha portato a comprare il locale in Borgo Palazzo, portando avanti contemporaneamente - per i primi dieci anni - anche il ristorante che gestiva a Trescore. Quella stessa passione resta oggi invariata. «Non è facile ereditare quello che ti viene consegnato, soprattutto se ha già una storia e un valore - dice Alioscha -. Ma nostro padre ci ha trasmesso la passione e questo è l’importante. Quando ho dovuto prendere in mano la sala, dopo una serie di esperienze in altri ristoranti, anche all’estero, non era scontato che i clienti storici restassero. Erano abituati a vedere mio padre e per me la sfida era riuscire a prendere il suo testimone senza intoppi. Penso che altrettanto sia stato per i miei fratelli. Fortunatamente, tutto è andato bene e ora siamo qui a festeggiare insieme i quarant’anni».
Con i clienti, Ivar ci sa fare. E mostra ancora il piglio di chi per anni si è destreggiato tra l’equilibrio dei sapori da mettere nel piatto e quello delle parole giuste da dire a chi quel piatto lo gusta. «Quando ho aperto, hanno iniziato a venire qui tanti politici, perché trovavano il luogo riservato al punto giusto, raffinato ma anche tipico. In più, mi sono inventato un menù sul quale i piatti avevano i loro nomi - racconta Ivar -. Erano orgogliosi di mostrarlo quando avevano ospiti e per gli atri clienti era un fatto curioso e divertente. Quando però un politico non si faceva vedere per oltre tre mesi, allora il piatto col suo nome veniva depennato. Anche perché dovevo garantire il ricambio e avevo la fila di quelli che volevano una dedica!». Così è, in parte, ancora oggi, dato che nel menù, rigorosamente scritto in bergamasco (ma con vicino la traduzione), si trova accanto al nome tradizionale del piatto anche quello di un politico o un personaggio di spicco del panorama orobico.
Questi dettagli, affiancati da una buona cucina e a un locale che, con i suoi mattoni a vista, le sedie in legno e le grandi tovaglie, regala una sensazione di rustica autenticità, hanno reso “Ol Giopì e la Margì” un posto dove sentirsi bene, da quarant’anni. E adesso anche Regione ha giustamente riconosciuto la sua eccellenza.