Insulti e castighi

A processo per maltrattamenti la titolare di un asilo nido (ormai chiuso) di Boccaleone

In aula le testimonianze di alcune educatrici licenziatesi nel 2016 e di due madri. Le indagini in Questura partite nel 2019 da un esposto

A processo per maltrattamenti la titolare di un asilo nido (ormai chiuso) di Boccaleone
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In apertura, un'immagine di repertorio

Si apre in tribunale il processo per maltrattamenti a carico della titolare dell'asilo Girotondo di Bergamo, nel quartiere di Boccaleone, in via Rosa.

La vicenda giudiziaria, come riportato oggi (giovedì 17 ottobre) dal Corriere Bergamo, parte da alcune testimonianze, raccolte in questura nel 2019, con in seguito delle mamme ed educatrici, licenziatesi dalla struttura, a riferire di strani comportamenti dei figli o di pratiche, giudicate poco consone, della responsabile.

Insulti e castighi

Il Comune, dato che l'ente è privato ma accreditato, è stato chiamato in causa come responsabile civile. In tutto questo, l'imputata nega ogni addebito a suo carico. In sintesi, ciò che le viene contestato è di aver rimproverato e insultato i piccoli, lasciandoli a piangere nei seggioloni e nei lettini per farli calmare. Per quando proprio, a suo parere, non si comportavano bene ci sarebbe stato quello che veniva chiamato «l'angolo del pensiero», dove li avrebbe costretti a stare seduti o in piedi, con il viso rivolto verso il muro. Metodi sui quali poi si dovrà comunque dibattere in Aula, appurandone le esatte dinamiche e stabilendo se ci sia stato qualche tipo di illecito.

I racconti di educatrici e madri

All'udienza hanno riportato alcuni episodi due educatrici, che avevano lavorato all'asilo fino al 2016. Si erano licenziate per motivi economici e contrattuali, dato che si erano rivolte al sindacato per la presunta inadeguatezza dello stipendio e, inoltre, si sarebbero occupate delle pulizie delle stanze e del bagno. A lasciarle basite erano però anche le modalità educative della loro datrice di lavoro, citando in particolare i bambini lasciati a piangere nei lettini e le raccomandazioni rispetto alla necessità di risparmiare sui pannolini da cambiare. Inoltre, avrebbe dato degli stupidi in diverse occasioni ai piccoli.

A testimoniare in aula anche le mamme, di cui una ha raccontato che, dopo l'esperienza della prima figlia senza problemi al nido, aveva iscritto anche il proprio bimbo. Tuttavia, dopo quattro mesi nel suo caso aveva deciso di cambiare struttura, perché avrebbe iniziato a strapparsi i capelli e non dormire la notte, oltre a mettersi in posizione di difesa quando qualcuno gli si avvicinava e a non voler essere preso dalla titolare dell'asilo.

A raccontare la vicenda di cui sarebbe stato protagonista il figlio anche un'altra signora, dal cui esposto erano in seguito partite le indagini. Dopo una settimana, sarebbero iniziati i primi comportamenti strani, nello specifico il non voler stare nel lettino o nel passeggino, preferendo piuttosto stare in braccio, ed il mostrare un comportamento privo di emozioni quando lo si andava a riprendere all'asilo. Quando le madri li hanno ritirati dal nido e portati da un'altra parte, gli atteggiamenti anomali sarebbero scomparsi, anche se una delle due ha riferito che nel suo caso il minore avrebbe ancora problemi di tipo emotivo.

Il bimbo con sindrome di Down

Al vaglio anche la situazione di un altro ospite della struttura, un bambino con la sindrome di Down che, per evitare mordesse una compagnetta, avrebbe lasciato nel seggiolone oppure a dormire in un lettino tenuto in bagno. Dove, in un'occasione, sarebbe stato pure spostato perché piangeva e disturbava gli altri. Una delle educatrici ha anche riferito che, quando mordeva la bambina, il piccolo sarebbe stato colpito con qualche "sberlettina" dall'imputata mentre veniva ammonito.

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