Il processo

Morì in motoslitta sul Monte Pora: il pm chiede due anni per l'accompagnatore

Nel febbraio 2020 Flamur Krasniqi perse la vita sulla montagna. Il contitolare della società che organizzò l'escursione accusato di omicidio colposo

Morì in motoslitta sul Monte Pora: il pm chiede due anni per l'accompagnatore
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8 febbraio 2020, Monte Pora. Flamur Krasniqi, classe 1979 e consulente svizzero per la Volkswagen, perde la vita in un tragico incidente durante una gita notturna in motoslitta sulla montagna. Krasniqi aveva già partecipato a un’escursione di gruppo nel pomeriggio e, entusiasta dell’esperienza, decise di ripeterla quella sera, accompagnato da una guida e un collega.

Tuttavia, senza indossare casco né maschera, perse il controllo del mezzo durante il tragitto di avvicinamento, schiantandosi contro un palo. L'impatto si rivelò fatale. Ora, il contitolare della società che organizzava l’escursione e che proprio durante quella serata era l'accompagnatore, è accusato di omicidio colposo. Il processo in corso ha visto, nell'udienza di venerdì 18 ottobre, la Procura e la difesa delineare versioni contrastanti degli eventi.

L'accusa chiede due anni di reclusione

Si è discusso, come riporta L'Eco di Bergamo, di vari dettagli, dal livello di luce presente quella notte, alle condizioni del terreno dove si verificò l'incidente. L’accusa ha chiesto una condanna a due anni di reclusione per negligenza e imprudenza, sottolineando l'assenza di un briefing pre-partenza e il mancato obbligo di far indossare il casco a Krasniqi, nonostante le condizioni notturne fossero ben diverse da quelle del pomeriggio: buio, neve ghiacciata e assenza di segnali.

Secondo la ricostruzione della Procura, la guida si era distanziata troppo dagli altri partecipanti (Krasniqi e l'altro ospite, che invece indossava il casco), fermandosi a ridosso di una curva a sinistra con l'intento di segnalarla.

La difesa, invece, l'assoluzione

La difesa, rappresentata dall’avvocato Ettore Tacchini, ha richiesto invece l'assoluzione, sottolineando come le gite notturne siano molto apprezzate oltre che le più richieste dagli escursionisti.

Per quanto riguarda, invece, i risultati della consulenza che parlavano di un tratto pericoloso, Tacchini ha replicato che la zona si trova in «leggerissima pendenza» e che «il consulente giunge in quei luoghi a distanza di tempo e in una stagione diversa». Non più in inverno e non più nel 2020.

Tacchini ha anche sottolineato che Krasniqi, non nuovo a tali escursioni, si era mostrato impaziente nel seguire in fila indiana già durante la gita del pomeriggio. Secondo il difensore, la vittima avrebbe avuto un comportamento autonomo.  In più, secondo il legale, nella notte della tragedia non c'erano condizioni di buio completo. Anzi, la luna, in cielo, poteva offrire una certa visibilità. La prossima udienza è fissata per il 30 ottobre.

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