Cantieri veri, imprese fasulle: maxi frode fiscale da 35 milioni di euro nell'edilizia
Nei guai commercialista e consulente di Ghisalba. Il sistema impiegato è ancora una volta quello delle società cartiere, con prestanome compiacenti
Una maxi frode fiscale, andata avanti per almeno quattro anni e che ha permesso a imprenditori edili di occultare 35,3 milioni di euro di ricavi ed evadere l'Iva per 2,7 milioni di euro. Il sistema impiegato è ancora una volta quello delle società cartiere, con prestanome compiacenti, con illeciti commessi in particolare nella Bassa bergamasca da 74 persone.
Società cartiere e fatture false
L'operazione di indagine con i primi provvedimenti è stata coordinata dalla Procura di Bergamo con i finanzieri della Compagnia di Treviglio, che avrebbe scoperto uno strutturato gruppo criminale che, dal 2019 al 2022, avrebbe consentito a 38 imprese edili l’evasione di tutti gli oneri fiscali e previdenziali, anche attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Gli imprenditori e le loro squadre di operai risultavano formalmente assunti come dipendenti dalle società cartiere, ma in realtà continuavano a gestire di fatto le ordinarie attività aziendali. Si impiegavano società di capitali attive nel settore dell’edilizia privata, amministrate da soggetti compiacenti che si facevano carico, solo formalmente, dei diversi lavori di svariati imprenditori edili. I quali, per la loro esecuzione, si presentavano ai clienti finali con il nome della società di turno scelta dall’organizzazione.
Nei guai due professionisti di Ghisalba
Oltre all’emissione di fatture false, si contestano l’omessa o infedele presentazione di dichiarazioni fiscali e, di conseguenza, gli omessi versamenti di imposta. Le indagini hanno consentito, inoltre, di individuare un commercialista e una consulente del lavoro, operanti a Ghisalba, che si occupavano della gestione burocratica delle varie società cartiere.
Sequestri milionari e altre segnalazioni
Un primo provvedimento si era avuto a maggio 2023, con l'esecuzione della custodia cautelare in carcere o ai domiciliari nei confronti dei sette principali indagati, nonché il sequestro finalizzato alla confisca di oltre 6,6 milioni di euro, di cui oltre tre milioni effettivamente rintracciati e sottoposti a sequestro, tra cui contanti, liquidità su conti correnti, quote societarie, diciannove immobili, tre veicoli e un'imbarcazione. Si erano rese necessarie molteplici perquisizioni in cinque province della Lombardia, tra cui oltra alla nostra quelle di Milano, Brescia, Cremona e Mantova.
I beneficiari del sistema di frode erano riusciti a sottrarsi ai pagamenti delle tasse per ben quattro anni d’imposta e, nei loro confronti, i militari della hanno concluso cinquanta controlli fiscali. Di queste, 32 nei confronti di soggetti privi di partita Iva, scoprendo che avevano nascosto all’Erario ricavi e Iva dovuta per decine di milioni di euro complessivi. Altre sei posizioni, infine, sono state segnalate ai reparti della Guardia di finanza competenti per territorio.