Il segno dei tempi

Troppi pochi parti in un anno: il punto nascite a Ponte San Pietro rischia (davvero) di chiudere

Nel 2023 erano nati 501 bambini, nei primi dieci mesi del 2024 invece appena 250. Intanto le gestanti indirizzate ad altre strutture

Troppi pochi parti in un anno: il punto nascite a Ponte San Pietro rischia (davvero) di chiudere
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L'ipotesi della chiusura del punto nascite al Policlinico di Ponte San Pietro si fa sempre più vicina: dopo le voci susseguitesi quest'estate, con il Gruppo San Donato che aveva preferito evitare sia di smentire che di confermare, anche i numeri dei parti avvenuti negli ultimi tempi nella struttura rischiano di portare il servizio a chiudere i battenti.

Parti in pratica dimezzati

Questo perché, sebbene ancora oggi non sia arrivata alcuna comunicazione ufficiale da parte del gruppo sanitario privato che gestisce l'ospedale, così come da Ats Bergamo che dovrebbe avere l'ultima parola sulla questione, i bambini nati negli ultimi tempi lì sono davvero pochi. Secondo le cifre, riportate oggi (lunedì 21 ottobre) da L'Eco di Bergamo, a fronte di cinquecento parti all'anno necessari, secondo le direttive del Ministero della Sanità, per tenere aperto il punto nascite, nel 2023 si rientrava appena nei parametri.

L'anno scorso erano nati 501 bambini a Ponte, quindi giusto uno in più rispetto al limite minimo, mentre nei primi dieci mesi del 2024 i parti si sono perfino dimezzati: 250, un numero davvero scarso, se si pensa che ancora cinque anni fa la media si aggirava intorno ai seicento neonati. La denatalità senza dubbio interessa anche la Bergamasca e, a quanto pare, pure la zona che una volta si serviva dell'ospedale, come punto di riferimento per le gestanti, non è esclusa dal fenomeno demografico.

Gestanti indirizzate ad altre strutture

Le stesse alle quali i sanitari adesso direbbero, quando si recano in struttura per le visite, di rivolgersi ad altre realtà per il parto, in quanto da loro non sarebbe possibile. Il punto nascite si limiterebbe attualmente a garantire le visite di routine e i servizi essenziali, con la presenza di due ostetriche e un ginecologo per turno, sulle ventiquattr'ore.

Nel frattempo, a lamentarsi della piega che stanno prendendo gli eventi sono anche gli amministratori locali, con diversi sindaci che avrebbero preferito essere coinvolti nel processo decisionale, così come l'Ambito Isola bergamasca. Ciò pur prendendo atto che, in effetti, le nascite sono diminuite di molto negli ultimi tempi. Il servizio faceva comodo sia agli abitanti dell'Isola che a quelli vicini della Valle Imagna, ma adesso ci si dovrà per forza rivolgere ad altri ospedali per partorire che, di conseguenza, saranno più lontani.

Del resto, fino a quando non ricominceranno a crescere le gravidanze e le spese per tenerlo aperto risulteranno giustificabili, c'è poco da fare.

Commenti
Marco Ravasio

Sono nato in questa struttura ma da allora ne sono passati di anni Una volta la clinica di ponte San Pietro era una bella struttura con bravi medici Ora è solo l'ombra di quel ospedale

Eugenia

Marino, se abitassi a Mezzoldo e avessi una moglie o una figlia in procinto di partorire la penseresti diversamente. Facile parlare. Stiamo diventando un paese sottosviluppato. Torneremo a partorire in casa.

Marino

Già quel 501 suona falso visto che il limite è 500, comunque se non ci sono pazienti (gravide o puerpere) va chiuso e dedicato ad altro. La situazione é quella e non cambierà. Un parto senza complicazioni non va gestito in emergenza, per cui si può fare ai Riuniti che distano 15' da Ponte S. Pietro.

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