Quest’Atalanta e questo Reja che non s’inchinano a nessuno 

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Il pareggio con l’Empoli, una delle squadre più belle e meglio organizzate del campionato, è il passaporto per la salvezza dell'Atalanta. L’aritmetica non permette ancora di festeggiare, ma 7 punti di vantaggio sul Cagliari terz’ultimo, a sei giornate dalla fine, consentono di presentarsi con serenità mercoledì in Romagna. E qui sta il primo merito di Reja che alla squadra, per prima cosa, ha tolto la paura di perdere e la voglia di lottare sino alla fine.

Due mesi fa, una partita come quella con i toscani, la Dea l’avrebbe persa. Invece, Gomez e Denis hanno rimontato Saponara e Maccarone, senza dimenticare le tre nitide palle gol costruite all’inizio della ripresa. Prima dell’incontro con l’Empoli, alcune vedove di Colantuono si erano affannate a rimarcare come il signore di Nettuno avesse raggranellato 20 punti. E meno male. I meriti e i record di Colantuono sono consegnati da tempo alla storia dell’Atalanta e nessuno potrà mai permetterseli di toccarli. Ma lo sanno anche i muri di Zingonia che, se non ci fosse stato il cambio di allenatore, probabilmente l’Atalanta non sarebbe mai uscita dalla spirale infernale in cui era precipitata. Per colpa di tutti, non soltanto del tecnico che ha pagato per tutti.

La verità è che Reja ha cambiato pelle alla squadra, ha rilanciato Denis (e nelle ultime tre partite non ha avuto Pinilla); ha registrato la difesa con la mossa di Masiello centrale; ha riportato Cigarini ai massimi livelli; ha trovato in Maxi Moralez un autentico trascinatore. Per dirla con un’espressione in gran voga in questi giorni a Bergamo, l’Atalanta e Reja non si s’inchinano a nessuno. Non s’inchinano agli infortuni, alla jella, agli insopportabili provvedimenti che in questi mesi hanno criminalizzato e danneggiato la tifoseria, la squadra e la società e che non bisogna dimenticare mai. Soprattutto pensando ai moralisti tanto al chilo e agli sputasentenze in circolazione nell’ultimo periodo.

Che questa sia una stagione tribolata e tormentosa, lo sappiamo bene. Che bisogna lottare fino a quando la salvezza non sarà certa, pure. Che siano stati commessi numerosi errori, altrettanto. Ma una squadra e una società crescono anche e soprattutto quando affrontano e superano le difficoltà che incontrano sul loro cammino. Una squadra e una società sorrette da una tifoseria eccezionale per la sua passione e capace di essere più forte di tutto. E che non s’inchina davanti a nessuno.

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