Detenuto trovato morto in cella nel carcere di Bergamo: «In via Gleno situazione pesante»
L'episodio reso noto ieri (giovedì 24 ottobre), la Commissione speciale regionale visiterà la struttura entro fine anno
Un detenuto è stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Bergamo: è successo lo scorso venerdì 18 ottobre, anche se le cause del decesso del 34enne sono ancora da accertare.
L'audizione in Commissione speciale
A renderlo noto alla Commissione speciale del Consiglio regionale, ieri pomeriggio (giovedì 24 ottobre), sono stati Fausto Gritti e Luigi Gelmi, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'Associazione carcere territorio Bergamo. Alla commissione regionale, che si occupa della situazione negli istituti penitenziari, come riportato dal Corriere Bergamo si è ancora una volta sottolineata la presenza all'interno della struttura di «una situazione di difficile gestione», con la popolazione carceraria che, negli anni, è andata sempre di più verso problematiche quali il disagio mentale e la tossicodipendenza.
Si è quindi proposta la creazione di un centro psico sociale che faccia da raccordo tra la struttura di via Gleno e il territorio, domandando nel frattempo la nomina di un referente per ciascuno dei tre distretti sanitari della nostra provincia, per indirizzare le persone con questi disagi in apposite comunità.
Le difficoltà nel carcere
Si è ancora una volta ricordata la situazione di sovraffollamento e, al tempo stesso, di carenza di personale di polizia penitenziaria, con un clima pesante per tutti all'interno di via Gleno e un quadro di forte conflittualità. Prova ne sono anche i recenti episodi, in cui gli agenti sono stati feriti, in certi casi anche in modo grave, nel tentativo di calmare dei detenuti, e le rivolte di questi ultimi.
L'associazione, che opera da quarant'anni nella struttura, ha chiesto il rinnovo dei finanziamenti regionali anche per l'anno prossimo. Risorse grazie alle quali si potranno portare avanti progetti come i tre già avviati, con cui 110 persone hanno avuto accesso all'accompagnamento lavorativo, con cento tirocini extracurriculari e novanta detenuti che hanno ottenuto pene alternative. Oltre ad alloggi che al momento ospitano 31 persone, seguite da sette educatori.
Nel loro rapporto, Gritti e Gelmi hanno anche accennato a un rapporto difficile con la nuova direttrice del carcere, Antonina D'Onofrio, che avrebbe mostrato resistenze sul alcune iniziative, preferendo un approccio più accentratore. In seguito all'audizione, la Commissione speciale farà visita al carcere di via Gleno entro la fine di quest'anno.
RT e Egidio, persone pericolose che fanbo più paura di molti detenuti. Il carcere in Italia ha compito di rieducazione, naturalmente quando possibile (cioè molto molto spesso) e così deve rimanere, alla faccia di un governo fascista e protettore di chi commette altri crimini. I soliti deboli con i forti (ma anche collusi con quelli di essi poco raccomandabili) e forti con i deboli. Mi auguro che il carcere di Bergamo possa divenire un esempio di inversione di tendenza rispetto alla bieca ideologia di oppressione dei più deboli che sta dilagando.
condivido il pensiero di RT,con la sinistra catto comunista che abbiamo,sicuramente farà casino per ostacolare le forze dell'ordine penitenziarie,poi con una come la Salis e la Cucchi è difficile pensare che portino a qualcosa di positivo
....è UN CARCERE e NON un Hotel!!! se uno viene rinchiuso NON è di sicuro UNO STINCO DI SANTO. Ora che non si incrimino chi gestisce il carcere o la Polizia Penitenziaria. Prendiamo esempio dagli USA: quando un prigioniero USA lo spostano dal carcere, dove va? sulla sedia.......NON ai servizi sociali con la possibilità di reiterare il reato.....