Provincia di Bergamo, Gandolfi ha trovato l'accordo (ma non è proprio d'accordo)
Dopo giorni di trattative tese, il 22 ottobre sono state rese note le nuove deleghe. L’asse Pd-Forza Italia e il rospo ingoiato dalla Lega
di Wainer Preda
«Questa è la migliore trattativa che il presidente è riuscito a fare, ma non è detto che sia quella che il presidente voleva». Le parole sibilline di Pasquale Gandolfi risuonano nell’aula del Consiglio provinciale. È in corso l’annuncio delle nuove deleghe. Ma le espressioni sui volti degli “alleati” sono tutt’altro che serene. D’altronde sono stati giorni particolarmente tesi. La formazione del nuovo esecutivo in Provincia è arrivata, come sempre, all’ultimo. Ma più volte le trattative sono state sull’orlo del fallimento.
Il braccio di ferro
Gandolfi, dicono le indiscrezioni, ha dovuto giocare su più tavoli e mediare fra spinte contrapposte di Lega e Forza Italia. Entrambi, come noto, volevano la vicepresidenza. Il Carroccio in virtù del fatto di essere il primo partito del centrodestra in Bergamasca.
Gli azzurri perché il loro segretario, Umberto Valois, è stato il più votato in Consiglio provinciale. Un braccio di ferro che a un certo punto ha fatto ipotizzare l’escamotage della doppia vicepresidenza. Miseramente fallito, visto che lo Statuto di via Tasso prevede un solo vice. Il secondo sarebbe stato “virtuale”, nemmeno vicario, e sostanzialmente privo di potere. Di qui la prova di forza fra i due partiti, indisponibili ad arretrare e soprattutto a concedere ruoli apicali all’altro.
La battaglia sulla vicepresidenza
Dunque a chi dare la vicepresidenza? Gandolfi in un primo momento aveva pensato alla Lega, dicono i retroscena. Matteo Macoli, nella fattispecie. Con il sindaco di Ponte San Pietro, d’altronde, ha un ottimo rapporto personale e politico. Sono entrambi sindaci di paesi vicini e in Provincia hanno lavorato bene insieme. Era quindi la naturale prima scelta.
Dal momento, poi, che era ben nota l’avversità del segretario provinciale della Lega, Fabrizio Sala, a un accordo con i dem, il presidente avrebbe giocato di sponda con il Carroccio della Bassa per arrivare alla soluzione Macoli. I sindaci leghisti della pianura d’altronde volevano la continuità. Per questo la Lega ha prospettato al presidente mari e monti, vicini e lontani, chiedendo in cambio monti e mari.
Al Carroccio, d’altro canto, Gandolfi non poteva rinunciare. Gli serviva per (...)