La storia di Simona fra i bimbi in Ruanda: «Non avevano nulla, solo una straordinaria vitalità»
La 24enne di Grassobbio ad agosto ha raggiunto Kinihira, dove ha vissuto per un mese la vita del villaggio con il missionario don Patrice Ntiruthwa
di Stefano Nava
Ruanda, un’esperienza missionaria che trasforma la vita di chi la vive. È proprio questo ciò che è capitato a Simona Zanchi, 24 anni, di Grassobbio che ha deciso di passare un’estate differente andando lontano da Bergamo, per la precisione a 9.127 chilometri, in Ruanda.
Uno stato repubblicano, ex colonia belga fino al 1° luglio 1962, dell’Africa orientale che non ha sbocco sul mare e che confina a ovest con il Congo, a nord con l’Uganda, a est con la Tanzania e a sud con il Burundi.
Di questa esperienza ne abbiamo parlato con Simona e il suo racconto ci ha fatto viaggiare con lei, facendoci anche meditare su alcuni aspetti che al giovane europeo possono risultare di poca importanza.
«In questo periodo, un anno fa, ho iniziato a prendere contatti con il Centro Missionario Diocesano e il primo contatto che ho avuto è con Franca (Franca Parolini, ndr) che mi ha raccontato un po’ cosa faceva il centro missionario. A gennaio, poi, ho deciso di iscrivermi alla formazione che dura da gennaio a giugno e offre la possibilità di essere accompagnati da formatori, nonché ex missionari, che hanno vissuto esperienze brevi come la mia di un mese, oppure esperienze più lunghe di un anno o due. Questi formatori ti guidano all’interno di questi incontri con la loro testimonianza diretta oppure testimonianze esterne, ossia persone che tornano dalla missione e vengono a parlare di ciò che stanno facendo. Ho potuto toccare con mano la vita di queste persone, un’opportunità di arricchimento umano a livello personale. Un conto è vedere un filmato o leggere un testo, un altro è sentire la vita di queste persone attraverso le loro parole».
«A marzo 2024 - prosegue - ricevo dal Centro una mail, nella quale mi viene comunicato che la mia destinazione sarebbe stato il Ruanda (...)