Trasporto pubblico locale, venerdì lo sciopero. Il racconto di un conducente di bus a Bergamo
«Salario che non cresce, poca sicurezza sui mezzi e nelle stazioni, orari di lavoro troppo prolungati». Braccia incrociate per 24 ore, senza "sconti"
«Salario che non cresce, poca sicurezza sui mezzi e nelle stazioni, orari di lavoro troppo prolungati». È al volante dei bus del Trasporto Pubblico Urbano da 17 anni Alessandro Petrungaro, conducente Atb iscritto alla Filt-Cgil. Nella settimana della mobilitazione nazionale del settore parla delle criticità e dei problemi che lui e i suoi colleghi affrontano quotidianamente, circolando per le strade della città e della provincia.
Gli addetti del comparto incroceranno le braccia venerdì 8 novembre per uno sciopero nazionale dell’intera giornata con riduzione delle fasce di garanzia. Avevano già scioperato il 18 luglio e il 9 settembre. L’iniziativa di protesta è proclamata in tutt’Italia da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl. Nella provincia di Bergamo sono attivi oltre mille addetti tra aziende del servizio extra urbano, cioè Arriva Italia srl, Autoservizi Locatelli srl, Tbso spa, Sav srl, Sai Treviglio srl, Aschedamini srl e Bonomi srl, e quelle della città, Atb e Teb. Venerdì torneranno a chiedere il rinnovo del loro contratto nazionale, migliori condizioni di lavoro e una profonda riforma del settore che possa garantire un servizio pubblico di qualità da offrire alla cittadinanza.
Il racconto del conducente della Filt-Cgil parte puntando il dito contro orari eccessivamente prolungati: «Talvolta l’impegno giornaliero si articola su un arco temporale di12-14 ore, ma con un lavoro effettivo di sette ore, a causa delle lunghe pause intermedie, senza indennizzo di attesa. È un problema grave soprattutto per chi opera nel servizio extra-urbano, con lunghe soste fuori dai depositi di assegnazione, senza mensa, in difficoltà a consumare un pasto caldo», spiega il lavoratore.
Al capitolo del salario, Petrungaro fa notare come «negli ultimi sedici anni, tra il 2008 e il 2023, l’aumento dello stipendio secondo il contratto nazionale è stato di soli 200 euro a parametro d’ingresso. Si aggiunga poi il fatto che l’articolazione dei parametri (cioè dei livelli) è troppo limitata, con il rischio che già a metà carriera, cioè dopo 21 anni di lavoro, si raggiunge lo stipendio lordo massimo e non c’è più crescita fino al raggiungimento della pensione».
La scarsa attrattività del comparto provoca una difficoltà a trovare personale, che di conseguenza fa registrare una contrazione di lavoratori operativi in continuo peggioramento: a livello nazionale la Filt-Cgil stima una carenza tra il 10% ed il 15% del personale necessario, più di 10.000 autisti che mancherebbero all’appello per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale.
C’è poi la questione della sicurezza a bordo dei mezzi e nelle stazioni. Petrungaro racconta di un’aggressione che ha vissuto personalmente, una sera in cui era appena smontato dal servizio. «È accaduto alla stazione Teb un paio di mesi fa, mentre aspettavo l’arrivo di mia figlia. Un gruppo di giovanissimi si sono avvicinati, volevano i nostri cellulari, avevano un coltellino. Sul tema della sicurezza, chiediamo si faccia un coordinamento tra addetti di Questura, Prefettura, Carabinieri, Polizia Locale e Comune di Bergamo per cercare di trovare una soluzione e prevenire le aggressioni. Si devono assicurare più controlli. Ma non serve che gli agenti piantonino le stazioni, occorre che si facciano vedere sui mezzi».
A proposito delle gare di appalto future, attese per il 2026, e delle modifiche del servizio sul territorio provinciale a seguito dei cantieri di T2, e-Brt per i bus elettrici tra Bergamo, Dalmine e Verdellino e del treno per Orio, aggiunge: «Chiediamo che per tempo si riorganizzi il settore e si preveda con cura la quantità di chilometri di servizio da garantire alle aziende che prenderanno gli appalti».
Conclude poi il suo racconto con una riflessione sull’allargamento dell’offerta all’utenza: «A Bergamo il Tpl è sempre stato visto come servizio esclusivamente per chi deve raggiungere la scuola o il proprio posto di lavoro, ma negli anni il turismo ha vissuto un picco di presenze che dovrebbe far ripensare gli orari, soprattutto nei periodi estivi, nei weekend e nelle ore serali. È necessario un rafforzamento. E invece sono statti eseguiti tagli di quelle fasce orarie, senza pensare in prospettiva. Occorre allargare la maglia oraria, che prima della pandemia era più ampia, e che dopo la crisi da Covid non è più stata ripristinata».