Eugenio Fagiani (che vive a Osio Sopra) è stato premiato organista dell'anno in Russia
Il 52enne si divide tra il paese bergamasco, dove vive la famiglia, e il mondo, dove è richiesto e acclamato. L’ultimo premio da Mosca
di Marta Belotti
In quell’intervallo di pochi giorni tra il ritorno da Mosca e la ripartenza questa volta verso l’Armenia, l’organista Eugenio Maria Fagiani è riuscito a passare anche dal palazzo comunale di Osio Sopra, dove l’amministrazione si è voluta congratulare con lui.
Il 52enne, originario di Almenno San Bartolomeo, ma osiense d’adozione da quando si è sposato, ai tanti premi ricevuti nel corso della sua carriera ha infatti da poco aggiunto anche quello di “organista dell’anno” in Russia.
Questo riconoscimento non era mai stato consegnato a uno straniero. «Per me è stata una grandissima sorpresa - spiega Fagiani -. È ormai da un anno esatto, che sto facendo l’artista residente per una società di concerti in Russia. Questo significa che all’interno della rassegna che conta una quindicina di concerti il solista invitato sono io. In più, l’estate scorsa ho anche tenuto un corso in Russia. Possiamo dire che ho girato molto il Paese, fino anche alla Siberia e a posti che, per quanto io sia abituato a lavorare un po’ ovunque, non avevo ancora visto e neanche immaginato».
Concertista, titolare dell’organo del santuario francescano de La Verna e di quello del duomo di Arezzo, la vita di Eugenio Maria si svolge spesso fuori dall’Italia e lontano dalla sua famiglia a Osio Sopra. «Mia moglie dice che, a conti fatti, non riesco a stare a casa neanche sei mesi l’anno - ammette -. Sabato, il 16 novembre, suonerò in Armenia e sarà il mio compleanno. Si tratterà quindi di un giorno particolare, che festeggerò facendo ciò che più mi piace, ovvero suonando, ma con un pensiero forte dedicato alla mia famiglia».
Per scegliere una vita così piena di valigie da fare e altrettante da disfare, alle spalle c’è una grande passione, nata fin da quando era bambino, poi coltivata e bruciante ancora oggi.
«Ho iniziato a suonare l’organo perché avevo dei parenti che erano sagrestani (...)