«Servono incentivi per le nuove attività commerciali a Ponte San Pietro»
Nel capoluogo dell'Isola ci sono solo 1,6 esercizi commerciali ogni mille abitanti. La minoranza chiede alla giunta delle azioni mirate
di Laura Ceresoli
Durante l’ultimo Consiglio comunale, la lista “Tu per Ponte al futuro” ha lanciato un duro monito all’amministrazione di Ponte San Pietro, denunciando il progressivo declino del commercio locale e la chiusura di numerose attività storiche.
La minoranza ha sollecitato, tramite un’interrogazione, un piano concreto per combattere la desertificazione commerciale che «sta mettendo a rischio il tessuto sociale e culturale della comunità».
Lo studio di Confcommercio
La situazione, già complessa, è stata ulteriormente evidenziata da una recente indagine di Confcommercio Bergamo, che ha mappato la vivibilità e la vivacità commerciale nella provincia. L’Isola bergamasca, e in particolare Ponte San Pietro, registra un indice di vivibilità di soli 1,6 esercizi commerciali ogni 1.000 abitanti, tra i più bassi rispetto ad aree vicine come Bergamo e Treviglio.
Anche l’opposizione ha sottolineato come la concorrenza della grande distribuzione organizzata (Gdo) stia penalizzando i negozi di vicinato, privando il paese della sua vitalità e contribuendo all'impoverimento del senso di comunità: «Il centro abitato perde progressivamente la sua identità. Non si tratta solo di economia, ma di socialità e cultura», ha dichiarato il consigliere Jacopo Masper.
Le proposte dell’opposizione
Secondo “Tu per Ponte al futuro”, l’amministrazione dovrebbe mettere in campo azioni mirate, tra cui: incentivi economici per favorire l’apertura di nuove attività; agevolazioni fiscali per i negozi storici, pilastri della comunità; iniziative di marketing territoriale per promuovere il commercio locale; piani urbanistici mirati, per rendere il centro storico più attrattivo e accessibile.
«La desertificazione commerciale non è un destino inevitabile, ma il frutto di scelte politiche e strategiche sbagliate o assenti negli ultimi tredici anni», ha puntualizzato Masper.
La risposta del sindaco
Il primo cittadino Matteo Macoli ha riconosciuto la complessità del problema, ma ha invitato a una lettura più articolata dei dati: «Il contesto generale in cui operiamo è (...)
Gli unici incentivi veri stanno nella testa di chi compra. Se tutti comprano in internet e nei super, ovviamente i negozi spariscono, ovunque. Ancora peggio in montagna. Una attività non sta in piedi con i pochi euro giornalieri di chi ha dimenticato qualcosa al super, e quindi chiude.