Lingua madre

Il terrore in dialetto correva con la “cassa mórta”, muta infernale di cani

Un tempo, d’inverno, era d’uso raccontare lugubri storie davanti al camino

Il terrore in dialetto correva con la “cassa mórta”, muta infernale di cani
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di Ezio Foresti*

Un tempo era d’uso, nelle lunghe serate invernali, raccontare lugubri storie davanti al camino. Erano destinate a educare i piccoli ascoltatori, con l’intenzione di garantirne il sonno, o almeno la tranquillità notturna. L’unico risultato assicurato erano invece gli incubi e i brividi provati, dopo anni di distanza, al verificarsi di certi eventi.

Uno di questi è il latrare ritmico dei cani, che sembrano darsi la voce da una collina all’altra. Ebbene, in questo caso potremmo essere di fronte a una selvaggia escursione serale della cassa mórta, la muta infernale, composta da anime dannate imprigionate nel corpo dei cani.

La leggenda non è certo un’esclusiva della nostra terra, ne allude addirittura Dante nel XIII canto dell’Inferno: “Di retro a loro era la selva piena / di negre cagne bramose e correnti / come veltri che uscisser di catena”.

Tornando dalle nostre parti, nel corso del tempo sono fioriti racconti degni di un film horror. Come quella del viandante di Costa Serina, che aveva ingenuamente cercato di richiamare i cani diabolici per farli calmare. Giunto a casa, ebbe l’amara sorpresa di trovare una gamba umana inchiodata all’uscio. Fu il parroco a consigliare all’uomo di riportare l’arto nel luogo del pauroso incontro, per restituirla all’orda dei dannati.

Un racconto simile viene da Valgoglio, dove fu una donna a ritrovarsi una gamba sulla porta. Stavolta però era anche un po’ colpa sua, perché aveva chiesto alla muta di procurarle del cibo. Anche in questo caso fu il parroco a risolvere la questione, consigliandole di barricarsi in casa, e di dormire stretta ai suoi bambini. La cagnara infernale passò davanti all’abitazione, schiumando di rabbia perché la madre si era salvata rimanendo “in mezzo all’innocenza”.

La morale che se ne trae è che è meglio non avventurarsi di notte per le nostre contrade. Specialmente se si odono in lontananza dei latrati.

*in memoria

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