Orfani ucraini, il Governo deve ancora 2,2 milioni di euro a Rota d'Imagna e Bedulita
Il Ministero non riconosce alcune spese, come quelle per i medicinali in farmacia. Intanto, attesa a marzo la decisione sulla protezione internazionale
Lo Stato italiano deve ancora un totale di 2,2 milioni di euro a Rota d'Imagna e Bedulita, che a marzo 2022 hanno accolto gli orfani ucraini, dovendo quindi sostenere una serie di spese per il loro mantenimento.
Una parte dei soldi è stata rimborsata dal Governo, ma ne rimane una quota considerevole che deve ancora essere versata, il tutto mentre rimane l'incertezza sui 46 minori rimasti nei due paesi montani.
Debiti per 2,2 milioni di euro
Per la questione dei rimborsi le cifre, riportate oggi (venerdì 29 novembre) da L'Eco di Bergamo, sono abbastanza importanti. Per Rota d'Imagna, liquidati quelli del 2023, rimangono i debiti del 2024, pari a 1,9 milioni di euro, che l'Amministrazione non conta di ricevere tanto preso, considerati i tempi lunghi del Ministero. Altre spese, sostenute in questo paio d'anni, non sono invece state ritenute da Roma rimborsabili. Si tratta di centomila euro, che comprendono per esempio iscrizioni al Cre, interventi dal dentista e medicinali.
A Bedulita, invece, mancano ancora le spese del 2023, che dato il numero inferiore di minori accolti è pari a trecentomila euro. A ciò si aggiunge il fatto che le Amministrazioni, per anticipare queste spese, a volte hanno chiesto prestiti al Bacino imbrifero montano, i cui interessi però non sono riconosciuti, anche in questo caso, come rimborsabili dal Ministero.
La decisione sui rimpatri a marzo
Nel frattempo, i 38 bambini e ragazzi rimasti all'ex colonia Stella mattutina di Rota, così come gli otto alle ex scuole di Bedulita, rimangono nell'incertezza, perché la Commissione territoriale di Brescia si esprimerà sulle loro richieste di protezione internazionale a marzo 2025. La data in cui avrebbero dovuto prendere una decisione, infatti, da dicembre di quest'anno è stata posticipata. Il tutto, con la preoccupazione che, se rimpatriati, gli orfani potrebbero essere portati in strutture di territori esposti ai bombardamenti russi, come avvenuto anche nell'ultimo periodo.