Una fiaccolata a Bergamo per ricordare Mamadi Tunkara, la guardia uccisa a coltellate
A organizzarla è stata l'Associazione giovani gambiani insieme al Comune, con l'invito a cittadini e associazioni a partecipare
Una fiaccolata per ricordare Mamadi Tunkara, il 35enne gambiano ucciso in via Tiraboschi a Bergamo, si terrà venerdì 17 gennaio intorno alle 18.30, con partenza in Largo Rezzara.
Il corteo in centro
Una volta partiti, si percorrerà via XX Settembre e il punto d'arrivo sarà il luogo dell'aggressione, ovvero il passaggio Antonio Cividini. A organizzarla è stata l'Associazione giovani gambiani insieme al Comune, con il sostegno di Fondazione Opera Diocesana Patronato San Vincenzo, Rete bergamasca pace e disarmo, Coordinamento provinciale bergamasco enti locali per la pace e i diritti umani.
I cittadini sono stati invitati da Palazzo Frizzoni a partecipare al corteo e per gruppi, associazioni e movimenti che volessero aderire, il termine ultimo per comunicare la propria presenza è il prossimo 16 gennaio alle 12, inviando una mail all’indirizzo adesioni@aol.com.
L'invito alla partecipazione
L'aggressione a coltellate nella quale è morto l'immigrato è avvenuta nel pomeriggio di sabato 3 gennaio, a opera di un 28enne del Togo, Sadate Djiram, fuggito subito dopo e poi catturato al confine con la Svizzera. Portato in Questura, ha confessato il delitto, dicendosi dispiaciuto per la famiglia della vittima, ma da parte sua non sono ancora arrivate spiegazioni nette sul movente dell'assassinio.
In ogni caso, la Procura con la polizia un'idea già se l'è fatta da tempo e considera la questione chiusa: per loro, l'arrestato lo avrebbe cercato e poi affrontato per vendicarsi di una sua presunta relazione con la sua ex compagna. Djiram aveva vissuto nell'appartamento di quest'ultima fino al 31 dicembre, ma con il troncamento del legame sentimentale era finito a vivere per strada. La donna con cui stava fino al termine del 2024, tuttavia, ha negato davanti agli inquirenti di aver mai avuto un qualche tipo di legame con Tunkara.
Il pm gli contesta la premeditazione, mentre il suo avvocato sostiene che la lama utilizzata il killer la portasse con sé proprio perché diventato un senzatetto. All'inizio, il reo era stato portato nel carcere di via Gleno, ma in seguito a un suo tracollo emotivo, per evitare gesti di autolesionismo, è stato trasferito nel reparto di Psichiatria dell'ospedale Papa Giovanni XXIII.