Il mondo a parte dei nostri “bergamì”, pastori dal dialetto oscuro
I mandriani di montagna col grembiule azzurro e una lingua tutta loro

Di Ezio Foresti*
Se cerchiamo nell’Enciclopedia Treccani la voce bergamì otteniamo la definizione di “imprenditore zootecnico della pianura lombarda”. A di là del fatto che i nostri allevatori di montagna non apprezzerebbero molto la collocazione geografica, ci sembra ben lontana dall’effettiva realtà, che spesso ha una dimensione molto più prosaica.
Già meglio l’interpretazione del Tiraboschi, che lo chiama “vaccaro” o “mandriano”, aggiungendo poi l’ipotesi etimologica che porta al significato di “abitante della montagna”. E qui siamo proprio agli antipodi, rispetto alla versione enciclopedica.
Altrove non manca una descrizione ancora più pittoresca, quasi un ritratto fatto di parole. «I bergamì sono robusti, di carnagione fresca e vermiglia, non mai scalzi come del resto la gente di montagna, con rozzi vestiti e col tipico grembiale azzurro». Così ne parla Luigi Volpi in un articolo della Rivista di Bergamo del 1930. Sembra di vederli, anche perché non è cambiato moltissimo, da allora.
Lo stesso autore, nel suo libro “Usi costumi e tradizioni bergamasche”, descrive il loro mondo come se fosse un oasi a sé stante, a partire dal lessico. Scopriamo così che l’unità di misura del latte era il pis, circa 8 kg, a sua volta suddiviso in cento lire, o libbre. Troviamo anche stèr e brass, staio e braccio nella lingua nazionale. I pascoli, ambienti vitali, venivano valutati in paghe, e una paga non era altro che l’area sufficiente per offrire a un bovino adulto tutta l’erba che serviva per nutrirlo, per l’intera durata del ’alpeggio.
Un mirabile esempio di concretezza, come quello di attribuire la ciòca, campanaccio, dal tono maggiore alla vacca più forte, denominata batidura. C’è un tocco di poesia invece nel mal de la lüna, termine con cui venivano chiamate le malattie del bestiame non meglio identificate. Praticità e lirismo, in un linguaggio che pare povero e arido solo a chi non lo conosce bene.
*in memoria
Bei tempi noi vecchi ragazzi di montagna siamo orgogliosi di essere quel che siamo adesso ,rispetto onestà e orgoglio ,ma ora il formaggio costa troppo troppa speculazione è una nicchia per pochi ol nos formai de mut viva i bergami 👍