Marten de Roon è l'emblema del successo di Torino: cuore e grinta da capitano vero

di Fabio Gennari

Verso la fine del primo tempo, quel pallone rubato con successivo destro sul fondo aveva fatto alzare le antenne. A inizio ripresa, la palla recuperata e poi scaricata su Ederson prima della rasoiata di Lookman è stata la conferma che Marten de Roon è tornato ai suoi livelli. Non tanto per il gol realizzato proprio sugli sviluppi di questa seconda azione, quanto per tutto il resto che ha messo in campo nella grande vittoria di ieri (9 marzo) contro la Juventus.

Una gara da primo della classe in termini di corsa e spirito di abnegazione, il ritorno alla normalità di un ragazzo non più fresco e frizzante come nei giorni migliori, ma che, quando riesce ad allenarsi e recuperare, è un punto di riferimento per tutti.

A fine partita è stato premiato come migliore in campo. Erano diversi i nerazzurri che potevano meritarsi la statuetta, ma è giusto così. La Dea è tornata a giocare come sa fare ma, soprattutto, ad aggredire l'avversario a tutto campo guidata da chi, come Ederson e de Roon, suona la carica e scandisce il ritmo. Senza fermarsi mai, dando tutto. Il tema è proprio questo: prima di Torino, "quanto" era quello che de Roon aveva dentro? Ora è tanto, lo abbiamo visto e lo sappiamo. Prima della sfida, pensando all'ultimo periodo, probabilmente molto meno.

Se de Roon gioca in questo modo, con una settimana di lavoro a disposizione, tutto può succedere. Tutto può migliorare. Tutto diventa più semplice, perché lo fanno diventare tale lui e ragazzi che vanno oltre i limiti immaginati e pronosticati. Certo, prestazioni come quelle contro la Juve erano addirittura impensabili. Ma è successo e Marten de Roon si merita di aver segnato un gol così contro un avversario così. Con sorrisi e abbracci con tutti. Da tutti. Per tutti. Avanti capitano!