Ce ne sono almeno 200

Una pianta tossica è diffusa in Valle Brembana: a giugno si parte con l'eradicazione

È la Panace di Mantegazza, una pianta esotica velenosa per l'uomo. È stata trovata in Valle Averara, a San Giovanni e a San Pellegrino

Una pianta tossica è diffusa in Valle Brembana: a giugno si parte con l'eradicazione
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Toccarla provoca bolle e forti arrossamenti, in alcuni casi anche la cecità. E infatti è una pianta velenosa, di origine esotica ma diffusa in gran quantità in Valle Brembana. In particolare, in Valle Averara - nella zona tra Santa Brigida e Cusio - e tra San Giovanni Bianco e San Pellegrino Terme. Cresce sempre vicino a corsi d'acqua, in questo caso il Brembo. Si chiama Panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum) e, ora, verrà eradicata, su decisione della Comunità Montana Valle Brembana che ne ha individuato almeno duecento arbusti.

Specie invasiva e tossica: da giugno le operazioni di rimozione

La Panace di Mantegazza, come riporta L'Eco di Bergamo, è originaria del Caucaso ed è stata importata in Italia per scopi ornamentali. Si è tuttavia rivelata una pianta tossica, oltre che pericolosa, sia per la salute umana che animale. La prima volta è stata individuata nel 2007 in Valle Camonica, ma data la sua natura invasiva, si è rapidamente diffusa anche in Bergamasca e nel Bresciano, specialmente in alta quota.

Il suo periodo di fioritura è l'estate: proprio quando il rischio di contatto con turisti e avventori dei corsi d'acqua è più elevato. Tutte le sue parti contengono sostanze fototossiche che, entrando in contatto con la pelle umana esposta alla luce solare, provocano reazioni gravi, simili a ustioni che compaiono già dopo quindici minuti e che dopo ventiquattro ore si trasformano in bolle. L'arrossamento può prolungarsi per lunghi periodi di tempo, anche mesi, e restare sensibile al sole per anni. In caso di contatto con gli occhi, può perfino portare alla cecità.

Panace di Mantegazza

Al momento sono stati individuati duecento piante, nelle aree concentrate vicino al Brembo e più precisamente a Santa Brigida, Cusio, San Giovanni Bianco e San Pellegrino Terme. A febbraio la Comunità Montana ha approvato il progetto esecutivo per l'eradicazione, che verrà effettuata a giugno. L'intervento, il primo mai effettuato, è stato finanziato per quarantamila euro dalla Regione.

Ma come riconoscere la Panace di Mantegazza? Innanzitutto, si tratta di una pianta di grosse dimensioni, che può raggiungere anche i quattro metri di altezza. Il fusto, invece, ha un diametro che arriva fino a dieci centimetri e assomiglia a quello del carciofo. Nel lato inferiore delle foglie (lunghe un metro) sono presenti peli sottili, che la pianta utilizza per rilasciare le sostanze tossiche.

I semi possono rimanere nel terreno anche per anni prima di germogliare. In genere, è diffusa nei boschi aperti, ai bordi di radure e zone parzialmente ombreggiate, oltre che lungo le sponde dei fiumi e sul ciglio di strane, di ferrovie e prati. Per rimuoverla sono necessari, in alcuni casi, ruspe e camion.

Commenti
Arturo

Era nello zaino 🎒 del tarlo asiatico

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