Brusaporto, Birrificio della Ghironda Quattro piccoli capolavori d'armonia
BeerRoad è un percorso che attraversa il territorio di Bergamo alla scoperta della produzioni di tutti i micro-birrifici che troverete a BeerGhem 2015, la rassegna delle birre artigianali orobiche che si svolgerà a San Pellegrino Terme dal 29 maggio al 2 giungo 2015. Questo viaggio ci guiderà idealmente lungo una strada della birra artigianale per scoprire i volti e l’impegno chi, con coraggio e passione, ha deciso di fare della birra la propria vita e il proprio lavoro. Questa volta andiamo a conoscere il Birrificio della Ghironda a Brusaporto.
Certo, quando a fare la birra è un chimico che si occupa di ricerca e sviluppo, il birrificio parte con una marcia in più. Una storia nata un po’ per caso e un po’ per gioco, quella del Birrificio della Ghironda, e precisamente tra qualche corso di homebrewing amatoriale e qualche esperimento casalingo. Alle spalle, una grande voglia di sperimentare e di confrontarsi. Oggi questa avventura è ancora un beer firm (ovvero birrifici che commissionano la produzione di ricette originali a un impianto ospitante), ma presto - molto presto - le cose cambieranno.
Da febbraio, infatti, la Ghironda si è dotata di uno spazio proprio nella campagna di Brusaporto, a un passo dalla Città. L’area di produzione, che comprenderà un impianto da 500 litri e 4 fermentatori da 1500 litri ciascuno, sarà affiancata da uno spazio con mescita, assaggio e vendita delle fatiche brassicole di Salvatore Grimaldi. Sarà tutto a vista come nelle moderne cucine dei ristoranti più quotati, come garanzia dell’assoluta genuinità del lavoro e scenario perfetto per una buona bevuta. Già oggi è possibile trovare i suoi prodotti in città, in qualche pub tra i più forniti, ma lo spazio di Brusaporto sarà il vero laboratori di assaggio dove verificare e confrontarsi.
Appassionato di musica e di armonie, Salvatore ha scelto un nome di un antico strumento musicale per ricordare le straordinarie creazioni artigianali dei mastri liutai: come nelle antiche botteghe si costruivano con precisione e sapiente manualità piccoli capolavori armonici, allo stesso modo la ghironda, capolavoro dell’artigianalità musicale, vuole ricordare che la sapienza e la passione producono oggetti d’arte.
Per ora sono quattro le ricette che Salvatore ha messo a punto, quattro tipologie diverse per soddisfare un po’ tutti i gusti. Tra queste, abbastanza inusuale per le microproduzioni, anche una Pils (quindi a basa fermentazione) e, immancabile, il confronto con le Stout (dedicata alla moglie, vera appassionata del genere).
A destra, Salvatore Grimaldi.
Come di consueto abbiamo ficcato il naso nel bicchiere per voi e questo è quello che ci abbiamo trovato.
Ru-bis. Il nome dice tutto. La secondogenita dal manto rosso. Una birra corposa e densa con sfumature ambrate che lasciano immaginare una bella profondità sensoriale. Con forza non comune emerge prima di tutto e soprattutto il miele di castagno, in assoluto la nota primaria e la più intensa. Dopo aver abituato il naso, il miele sfuma piano piano nella melata e, dopo un attimo, si fanno strada con sempre meno fatica le note fruttate, che sono il vero panorama olfattivo. Pesche e prugne, tutte ovviamente mature e a tratti in composta. In fondo arriva anche l’amarena ma, nella versione sotto spirito. L’assaggio corposo e dolciastro ha ancora qualche sorpresa e sfodera due assi nella manica: il dattero e poi, bellissima, nel finale, la carruba. Una birra che per certi versi ricorda uno sherry.
Aromatis. Si raccoglie nel bicchiere formando una corposa schiuma bianca quasi brillante. Le sfumature sono quelle dell’oro, ammantate da una trama biancastra, come una nebbia. Appena si avvicina al naso emergono, chiari e netti, i sentori che la definiscono: le note erbacee e speziate dominando il palcoscenico sensoriale e si fanno strada, ad uno ad uno, intensi e finissimi sentori di foglie di tè e una nota di tabacco dolce inumidito. Il sottofondo, costante, è una sfumatura di erba bagnata tutt’altro che sgradevole che sorregge il cardamomo, chiarissimo, e il coriandolo, un po’ più nascosto. In bocca tutto si riconferma: il tè verde diventa bianco e si aggiunge la scorza d’arancia. La vivace acidità e l’amaro crescente la rendono beverina ma tutt’altro che scontata. Una birra raffinata.