Le pensioni, ricapitolando E quanto ora restituirà il governo
«Restituiremo una parte di quei soldi», ha dichiarato Mattero Renzi a Radio Anch’io. Il riferimento è alla sentenza con cui il 30 aprile scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma contenuta nel decreto Salva-Italia del 2011, che prevedeva un blocco dell’adeguamento annuo al costo della vita delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo Inps. La decisione avrà non poche ripercussioni sulle casse dello Stato che dovrà ricalcolare gli assegni e restituire ai pensionati quanto dovuto. E, mentre il presidente del Consiglio rassicura «stiamo studiando come fare a rispettare la sentenza e contemporaneamente l’esigenza di bilancio», ricapitoliamo cosa è successo.
La norma incriminata. È il dicembre 2011 e l’Europa è in piena crisi finanziaria: lo spread, ovvero la differenza di rendimento tra i titoli di Stato tedeschi e quelli degli altri Paesi si impenna. Al governo c’è Mario Monti che, per contenere la spesa pubblica, attua una misura straordinaria: il “decreto Salva-Italia”. Tra le varie disposizioni del decreto c’è una norma inserita dall’allora ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero che riguarda le pensioni: viene previsto il blocco delle perequazioni automatiche, ovvero della rivalutazione annua delle pensioni in base alle variazioni del costo della vita. In particolare, si decide di bloccare per il biennio 2012-2013 gli assegni pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps (circa 1.500 euro lordi al mese).
Il ricorso. Due associazioni di categoria dei dirigenti d’azienda, la Manageritalia e la Federmanager, propongono ricorso al tribunale di Palermo contro la disposizione del decreto Salva-Italia. La questione arriva alla Corte Costituzionale che il 30 aprile scorso ha stabilito che il blocco delle pensioni voluto dal governo Monti è illegittimo (sentenza n. 70/2015). Nelle motivazioni della sentenza si legge che il blocco delle pensioni è stato effettuato in nome di «esigenze di finanza pubblica» non adeguatamente documentate e, pertanto, in violazione con due articoli della costituzione: l’art. 36 e l’art. 38. Il primo stabilisce il diritto del lavoratore ad avere un’adeguata retribuzione (le pensioni vengono assimilate ad una retribuzione differita), il secondo sancisce, invece, il diritto per il cittadino ad avere adeguati mezzi di sussistenza in caso di vecchiaia.
Le costose conseguenze della decisione. La decisione della Consulta obbliga, quindi, il governo a restituire il mancato adeguamento all’inflazione a chi, nel biennio 2012-2013, percepiva una pensione di importo superiore a tre volte il minimo Inps. Nel 2014 e 2015 le pensioni sono tornate ad essere adeguate all’inflazione ma, alla luce della sentenza della Corte, andrebbero ora ulteriormente adeguate in base agli incrementi relativi ai due anni precedenti. I conti, insomma, sono abbastanza complessi ma una cosa è certa: le casse dello Stato non sono in grado di sostenere un’integrale restituzione dei mancati aumenti a tutti.
Il piano del governo. «Sul rimborso delle pensioni – ha assicurato Matteo Renzi – deve essere chiaro che non tocchiamo i soldi dei pensionati. Il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani, non toglieremo niente a nessuno». Le misure per le pensioni saranno discusse nel Consiglio dei ministri previsto per lunedì prossimo ma, a differenza di quanto lasciato intendere finora, si tratterà forse solo di un primo esame. Il governo è quindi alle prese con lo studio delle diverse soluzioni possibili, cercando quella che permetta di rispettare la sentenza della Corte e, al tempo stesso, minimizzare l’effetto sui conti pubblici.
L’idea è quella di restituire quanto dovuto “a percentuali”: secondo le indiscrezioni che girano in questi giorni il rimborso pieno potrebbe esserci solo per le pensioni fino a 1.500 euro lordi al mese, per poi scendere al rimborso dell’80 percento del dovuto tra i 1.500 ed i 2mila euro, del 60 percento tra i 2mila e i 2.500 euro, fino ad annullare del tutto il rimborso quando l’ammontare dell’assegno Inps percepito supera il tetto dei 3.200 euro lordi. Si tratterebbe, quindi, di mini-rimborsi per fasce di reddito che limitino l’impatto totale dell’operazione a 2,5-3 miliardi di euro al massimo.
La replica di Salvini. Non si è fatta attendere la reazione polemica del segretario generale della Lega Nord Matteo: «Un presidente che non rispetta una sentenza della Corte costituzionale è un presidente fuorilegge». Salvini ha sottolineato che «la cosa grave che Renzi ha detto stamani è che non rispetterà la sentenza della Consulta sulle pensioni: ha detto he restituirà solo dei soldi ad una parte di pensionati e questo è gravissimo». La Lega si dice pronta a «fare barricate!» se non verrà restituito tutto a tutti.