Con "de bello. notes on war and peace" al Gres Art arriva la prima esposizione collettiva
Per riflettere su come l'esperienza della guerra modelli il senso di appartenenza e le percezioni dell'umanità: Burri, Fontaine, Abramović...

Tanti temi che si intrecciano, tra emozioni, storia e attualità, ma che convergono tutti verso l'urgenza della pace e tanti modi diversi di fare arte, tra installazioni, dipinti, sculture, fotografie, video, opere tessili e videogiochi di oltre trenta artisti diversi per generazione, provenienza, mezzo espressivo.
Tutto questo è de bello. notes on war and peace, la prima esposizione collettiva di Gres art 671 di Bergamo, che verrà inaugurata oggi (16 aprile) e resterà nello spazio fino al 12 ottobre, offrendo uno sguardo trasversale a geografie ed epoche storiche. Dall'età moderna ai moti risorgimentali sino all'Ucraina, dal Medio Oriente al Sud America lungo sette secoli di Storia dell'uomo, ma anche di guerre. Un invito a riflettere su come l'esperienza della guerra modelli il senso di appartenenza e le percezioni dell'umanità, attraverso gli artisti, i loro pensieri, le loro opere.
Alcuni artisti






Da Alberto Burri a Claire Fontaine, da Anselm Kiefer a Lawrence Abu Hamdan, da Joseph Beuys e Marina Abramović (la cui mostra personale si è peraltro da poco conclusa) a Cristina Lucas e Maja Bajević, da Andrea Gastaldi a Boris Mikhailov e Arcangelo Sassolino, passando per Monira Al Qadiri, Mohamed Choucair, Masbedo, Total Refusal e molti altri.
Passeggiando per l'esposizione, l'arte diventa testimonianza, viva voce, approfondimento, protesta, resistenza, fuga, ricerca, ispirazione a firma di artisti che da sempre reagiscono, sono resilienti, traducono il dolore in creazione e possono trasformare le macerie in rinascita.
Cinque gruppi tematici
L'allestimento, firmato da 2050+, anche co-curatori del progetto insieme a Francesca Acquati, si districa per gli oltre 2.000 metri quadrati dell'ex spazio industriale di Bergamo e fa perno intorno a cinque gruppi tematici (pace apparente, allarme, guerra, macerie, resistenza). Si articola così un ideale crescendo di risposte emotive che dovrebbero definire universalmente l'esperienza della guerra.
Le opere sono inserite in una scenografia monocromatica realizzata interamente con mattoni prefabbricati in cemento, che definiscono una serie di strutture murarie, con diverse altezze, ed evocano un ambiente domestico smembrato, nonché la possibilità della sua ricostruzione.