Chemioterapia

L'Associazione Oncologica Bergamasca dona al Papa Giovanni un casco per prevenire la caduta dei capelli

Il presidente dell'associazione Maurizio Radici: «Vogliamo aiutare le donne ad affrontare la malattia con maggiore forza e serenità»

L'Associazione Oncologica Bergamasca dona al Papa Giovanni un casco per prevenire la caduta dei capelli
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Da sinistra, Marina Callioni, Lella Boiardi, Maurizio Radici, Patrizia Castelletti, Francesco Locati, Nadia Gherardi, Alberto Zambelli, Barbara Zanchi, Maria Grazia Paris

In funzione in Oncologia all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo il nuovo casco per prevenire l’alopecia, dovuta ai trattamenti di chemioterapia, tra cui quelli per la cura del tumore al seno, che evita per le donne il ricorso alla parrucca.

La presentazione del dispositivo

Il casco, donato da Associazione oncologica bergamasca Odv viene proposto a pazienti selezionate in base a precisi requisiti, necessari all’utilizzo efficace del dispositivo. Per rendere nota la consegna, avvenuta nei giorni scorsi, è stata simbolicamente scelta la data del 22 aprile, Giornata per la salute della donna. Il nuovo dispositivo agisce raffreddando il cuoio capelluto durante la chemioterapia. Lo "scalp cooling" (casco refrigerante) è il metodo più efficace finora individuato per prevenire l’alopecia, che è uno degli effetti indesiderati più spiacevoli causati dalla chemioterapia.

Alla presentazione del dispositivo hanno partecipato il direttore generale dell'Asst Francesco Locati, il direttore dell’Oncologia Alberto Zambelli, la coordinatrice infermieristica Barbara Zanchi e l’infermiera Maria Grazia Paris. per l'associazione era presente il presidente Maurizio Radici, insieme alle volontarie Marina Callioni, Nadia Gherardi, Lella Boiardi e Patrizia Castelletti.

Uno strumento contro l'alopecia

Un recente studio italiano ha rilevato una percentuale di successo complessiva del 68 per cento dei casi, che ha permesso alle pazienti di non dover indossare una parrucca. La percentuale di successo varia sensibilmente da caso a caso e in base al tipo di chemioterapico utilizzato. Proprio per questo, il dispositivo è oggi proposto nei casi dove l’attesa di beneficio risulta essere maggiore.

Anche se in genere il casco è ben tollerato, circa il 10 per cento delle pazienti decidono di interrompere il ricorso al dispositivo, lamentando effetti collaterali come cefalea transitoria, sensazione di freddo e di fastidio poco sopportabile. Più in generale, va considerato che a limitare il ricorso diffuso a dispositivi simili nella pratica clinica è soprattutto il costo della procedura, legata al dispositivo e ai suoi componenti, nonché all’impatto a livello logistico e organizzativo. Per queste ragioni è necessario un adeguato investimento e un’attenta programmazione terapeutica.

«Sappiamo quanto la perdita dei capelli, pur non essendo tra gli effetti più gravi della chemioterapia, possa avere un impatto molto forte sulla qualità di vita delle pazienti – ha dichiarato Maurizio Radici -. Per questo abbiamo scelto di donare questo casco, uno strumento innovativo che può fare una grande differenza nel percorso di cura, aiutando le donne ad affrontare la malattia con maggiore forza e serenità. Il nostro impegno è da sempre quello di essere accanto ai pazienti. Anche piccoli gesti, se mirati, possono avere un grande impatto nella quotidianità di chi sta lottando».

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