Si riparte da tre punti fermi: la serie A, Edy Reja e Pinilla

Si riparte da tre punti fermi: la serie A, Edy Reja e Pinilla
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L’Atalanta nella stagione 2015/2016 giocherà in serie A. Adesso non ci sono più dubbi, con 36 punti in classifica a due giornate dalla fine del campionato la Dea è salva. Il Cagliari scende in serie B insieme a Parma e Cesena, nelle ultime due partite contro Chievo in trasferta e Milan in casa i nerazzurri avranno la possibilità di avvicinare, raggiungere o addirittura superare quota 40.

Partiamo da tutte queste certezze e aggiungiamo il dettaglio che, probabilmente, spiega nel modo più chiaro ed esaustivo possibile perché il risultato raggiunto matematicamente contro il Genoa è di fondamentale importanza per il futuro. L’Atalanta, per la prossima stagione, si è garantita un introito di oltre 30 milioni di euro dalla spartizione dei diritti televisivi. Una manna vera a propria che per il quarto anno di fila garantisce continuità al bilancio e alla gestione.

Più di 120 milioni in 4 stagioni di A. Il 4-1 interno subito dal Genoa ha lasciato l’amaro in bocca. A tutti. Spiegare che manca un calcio di rigore netto a D’Alessandro (fallo di Roncaglia, la gara era sull’1-1 a fine primo tempo) può risultare consolante, nel mezzo disastro di domenica, ma prima di ragionare sugli spunti arrivati dalla prestazione generale è bene sottolineare come, anche quest’anno, l’obiettivo vitale è stato raggiunto. Da qui a fine stagione avremo modo di capire se la quota salvezza di 40 punti sarà o meno raggiunta, ma quello che conta di più è ricordare come la squadra si è garantita il 55esimo campionato della sua storia nella massima serie. Un grande risultato, numeri alla mano.

Decidono i punti, non le sensazioni. Dopo la gara persa contro il Genoa, ascoltando alcuni tifosi all’esterno dello stadio, sembrava di essere in mezzo ad una tifoseria retrocessa. Nessuno, ovviamente, poteva essere felice della sconfitta però è bene ricordare che il regolamento è molto chiaro. Retrocedono le tre squadre che hanno meno punti di tutti, si salvano le altre. Dunque, la Dea si è salvata perché in 36 partite ha conquistato 36 punti. Parma, Cesena e Cagliari si sono fermate a quote decisamente più basse. E in questi 36 punti ci sono belle vittorie (poche), preziosi pareggi (tanti) e sconfitte fastidiose (troppe). L’Atalanta ha vinto poco (solo 7 gare), ha una differenza reti di -17 e ha perso ben 14 gare, ma è seconda in serie A per pareggi (15 come la Sampdoria, meglio ha fatto solo l’Empoli).

Ci sono salvezze e salvezze. E se un pareggio scialbo lascia la sensazione che la squadra non diverta, non convinca, non ce la possa fare, lo stesso pareggio muove la classifica. Ci sono salvezze che lasciano l’amaro in bocca perché con poco si poteva anche sognare, altre invece che fanno tirare un sospiro di sollievo perché i tifosi se la sono vista brutta. Quella appena conquistata, rientra in quest’ultima categoria. Della stagione 2014/2015, nella mente dei tifosi saranno molte di più le domeniche sere passate con la luna storta che quelle in completo relax. Ognuno la vede a suo modo ed è giusto così ma, sicuramente, dal presidente Percassi in giù c’è la ferma volontà di migliorare per tornare la squadra capace di viaggiare alla media di 50 punti a stagione: l’annata che si sta concludendo può dare tanti spunti per correggere gli errori.

Sempre fuori dalla zona rossa. Si parlava di diritti televisivi , nel calcio delle tv per far quadrare i bilanci non bastano assolutamente le cessioni dei giocatori e dunque la Dea ha fatto quello che doveva fare. Un altro dato che comunque deve far riflettere è che questa squadra non è mai stata negli ultimi tre posti. Dunque, con Colantuono o con Reja, la Dea si è mantenuta fuori dalla zona rossa. Come sarebbe andata se il Parma non fosse incappato in tutti i suoi problemi non è dato saperlo, magari la squadra bergamasca si sarebbe risollevata molto prima. Nessuno può saperlo. Ciò che resta è la certezza che anche contro un Genoa veramente in palla, i nerazzurri fino alla fine hanno cercato il secondo gol per addolcire la pillola. Purtroppo, senza riuscirci.

Due punti fermi: Reja e Pinilla. Con il raggiungimento della salvezza matematica, la squadra nerazzurra si è garantita anche due pilastri su cui poter costruire l’immediato futuro. Il tecnico Reja e il centravanti Pinilla resteranno a Bergamo e da loro si potrà ripartire. Le indicazioni del tecnico saranno preziosissime per il nuovo gruppo, nel bene e nel male 11 partite (saranno 13 a fine stagione) permettono di fare parecchie valutazioni e l’esperienza aiuterà di certo Reja a fare il meglio per la Dea che verrà. Pinilla è un centravanti completo, gol a parte anche contro il Genoa ha fatto vedere per lunghi tratti di cosa è capace. Si muove molto, rientra (suo il salvataggio su Burdisso a fine primo tempo sulla riga), cerca di smistare i palloni, è generoso, segna e si presenta spesso davanti alla porta. Oltre a questo, il cileno ha grande carisma e non si tira mai indietro.

Tante valutazioni, tante certezze. In società le operazioni sono già partite, a breve verranno definiti i rinnovi di contratto e con il tecnico si darà un’importante accelerata alle mosse per il futuro. Avremo modo anche noi di analizzare, proporre, ragionare e immaginare le mosse del futuro e l’Atalanta che verrà, ma ciò che non va dimenticato è che ci sono certezze positive e altre negative. Dalle prime si può ripartire, dalle ultime si può prender espunto per migliorare. Negli ultimi 180 minuti ci aspettiamo di vedere qualche esperimento, già a Verona senza Migliaccio e Pinilla sarà dato spazio a chi gioca poco come Baselli o addirittura Grassi  mentre in avanti uno tra Bianchi e Boakye dovrà guidare l’assalto al Chievo. Tempo qualche giorno, la sconfitta col Genoa passerà e a tutti sarà ben chiara la realtà. C’è da lavorare, ci sono errori da non ripetere e intuizioni da provare a moltiplicare (vedasi Pinilla). Nessuno è convinto del contrario. Però, intanto, l’Atalanta è in serie A. Era l’obiettivo di inizio stagione e anche questa volta è stato centrato. In anticipo.

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