Andare in Champions, per il mercato e la qualità del gruppo, fa una gran differenza

di Fabio Gennari

Quando si parla di qualificazione alla Champions League, per l'Atalanta e in generale per tutte le realtà di questo livello, è chiaro che i milioni che sono garantita dalla Uefa fanno una grande differenza.

Ci sono però delle sfumature che rendono tutto ancora più chiaro, segnano un confine e una distanza netti tra giocare in Europa League e in Champions (senza nemmeno parlare della Conference o di chi sta fuori dalle coppe). E questo confine è legato a quello che l'Atalanta in Champions può offrire ai giocatori che le interessano.

I professionisti del pallone puntano, come tutti, al massimo. Giocare per vincere, certo, ma anche partecipare a competizioni di altissimo livello è un valore. E l'Atalanta, che ormai è abituata a certi livelli, in Italia e in Europa, ingolosisce e non poco chi deve scegliere se venire o meno a Bergamo. Perché, una volta qui, poi possono capire bene dove sono arrivati e il valore della maglia che indossano, ma prima è fondamentale avere argomenti convincenti e riconosciuti in tutto il mondo per presentarsi bene. E convincerli.

Un altro elemento importante riguarda quelle che non partecipano. Se l'Atalanta è una delle quattro italiane qualificate, fuori dalla massima competizione europea ci sono realtà che hanno budget e appeal molto superiori. Quindi un giocatore può decidere di venire a Bergamo per le manifestazioni che disputi, anche se altrove guadagnerebbe di più e troverebbe più trofei in bacheca. Esempio pratico il Milan, che rischia di stare fuori da tutte le coppe. E i giocatori che dovessero ricevere un'offerta sia dai rossoneri che dall'Atalanta, alla fine, dove sceglierebbero di andare? La risposta, oggi, non è più così scontata...