Mercato, le sicurezze dell'Atalanta e quello che ha insegnato la vicenda Koopmeiners
L'approccio della società non cambia rispetto al passato, ma un'altra situazione come quella dell'estate scorsa la si vuole evitare a ogni costo

di Fabio Gennari
Bisogna mettere in fila strategie e volontà. Ragionare su quello che è successo la scorsa estate per capire quanto sia controproducente arrivare a simili rotture.
L'Atalanta, nel mercato estivo 2024/25, aveva come obiettivo quello di non cedere nessuno dei big. Lo ha dovuto fare di fronte a certificati medici e a una situazione che, sportivamente, era diventa ingestibile. Oggi, un anno dopo, il pensiero dei dirigenti orobici è lo stesso: l'Atalanta non ha bisogno e non ha necessità di cedere i suoi pezzi migliori e i conti dicono che molte offerte sarebbero tranquillamente "rinunciabili".
Cosa manca sul tavolo? La volontà dei giocatori. E, alla luce di quanto è successo con Koopmeiners, non si dormono sonni tranquilli. Il fascino dei club con grande nome, la possibilità di avere grandi ingaggi e il blasone di certe città sono argomenti complicati da affrontare. L'Atalanta è grande in tante cose, ma non per forza nelle valutazioni dei calciatori. Almeno non di tutti. Soprattutto se un calciatore mette altro davanti al livello della squadra, al fatto che la Champions la gioca anche a Bergamo e che qui la "macchina" è rodata, anche senza Gasperini.
Tradotto: l'Atalanta vuole tenere in rosa i vari Lookman, Ederson, Retegui e tutti gli altri, ma se venissero fatte proposte indecenti ai giocatori le cose potrebbero cambiare. E la società cercherebbe alternative di alto livello. Un paio di esempi? Paixao del Feyenoord e Daghim del Salisburgo vanno tenuti d'occhio nel caso in cui Lookman dovesse partire. O anche in aggiunta.
Il concetto è semplice: per giocare a Bergamo, la motivazione è tutto. E nessuno deve restare controvoglia, a patto che le condizioni dell'addio siano vantaggiose anche per la Dea.