Lingua madre

La barca a vela fatta con la “ciara de öv”

Il 29 giugno i social bergamaschi si affollano di strane immagini

La barca a vela fatta con la “ciara de öv”
Pubblicato:

di Ezio Foresti*

Il 29 giugno le bacheche bergamasche dei social network, e non solo, si affollano di strane immagini, a metà tra l’arte di costruire vascelli in bottiglia e la più prosaica preparazione del gustoso ciareghì.

Contenitori di vetro di vario tipo ospitano al loro interno dei filamenti giallastri, che solo la fantasia più sfrenata può paragonare a un natante. Sono le barche de San Péder, strumenti divinatori che fanno parte della nostra tradizione. Se le vele sono ampie e ben spiegate, molto probabilmente ci aspetta un periodo di sole, se viceversa sono sottili e poco identificabili il tempo sarà avverso.

Qualcuno sostiene anche che l’auspicio è più generalizzato, e riguarda tutti gli aspetti dell’esistenza, come il prossimo matrimonio o la nascita di un figlio maschio. C’è da sperare quindi che il risultato sia all’altezza delle attese, ma qual è la procedura da adottare?

Niente di più semplice. Si tratta di riempire un contenitore per due terzi di acqua fredda, versare al suo interno la ciara de öv, l’albume, e lasciarla riposare per tutta la notte, senza tappi o coperchi. Se tutto è andato per il verso giusto, la mattina dopo dovremmo avere davanti agli occhi il nostro capolavoro della nautica. Ovviamente occorre avere l’accortezza di non contaminarla con la borlina o róss, il tuorlo, pena un risultato inadeguato, foriero di un futuro avverso.

Fin qui la tradizione, ma esiste una base scientifica che spieghi le bizzarre creazione della notte che precede la festività dei Santi Pietro e Paolo? Certo che sì, ed è legato all’escursione termica. L’aria umida della sera rende più denso l’albume, mentre il calore del suolo risale verso l’alto, attraversando l’acqua e trascinando con sé i filamenti che poi verranno interpretati come vele.

Sarà, ma noi preferiamo pensare che sia San Pietro stesso a modellare il veliero, soffiando nella bottiglia o nel vaso per dare vita alla barca che utilizzava nella sua vita da pescatore.

*in memoria

Commenti
Francesco Giuseppe

Bellissima.

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