Stato d'agitazione dei lavoratori della sicurezza in Bergamasca, l'1 agosto presidio all'aeroporto
I sindacati hanno chiesto un rinnovo del contratto provinciale, fermo al 2009, ma i datori di lavoro hanno rifiutato il tavolo

Cgil, Cisl e Uil hanno comunicato oggi (venerdì 18 luglio) l’apertura dello stato di agitazione dei lavoratori nel settore della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza in Bergamasca.
Si è anche indetto un presidio di protesta, per venerdì primo agosto, dalle 11, all’aeroporto di Orio al Serio, invitando tutti a partecipare, per chiedere l’apertura del tavolo di confronto e il rinnovo immediato del Contratto integrativo provinciale (Cip).
I datori rifiutano il tavolo
Dopo un primo avvio nel 2024 e la presentazione, nel maggio di quest'anno, di una piattaforma rivista per il rinnovo del Cip, che è fermo al 2009, le associazioni datoriali hanno dichiarato la propria indisponibilità a sedersi al tavolo negoziale. Una decisione che i sindacati considerano strumentale e irresponsabile, che avrebbe l'obiettivo di rinviare ancora il riconoscimento delle richieste dei lavoratori sul territorio.
«Non è più il tempo dell’attesa - hanno commentato Lorenzo Cortinovis (Cgil), Maurizio Mistri (Cisl) e Anila Cenolli (Uil) -. Dopo un percorso nazionale complesso per il rinnovo del Ccnl, segnato persino dall’intervento della magistratura, è inaccettabile che anche il contratto integrativo provinciale venga ostacolato. Il settore non può più essere ignorato, i lavoratori e le lavoratrici non possono più aspettare».
Condizioni contrattuali inadeguate
Nel contesto bergamasco gli addetti sono impegnati ogni giorno in ospedali, aeroporti, stazioni ferroviarie, hub logistici, supermercati e banche, con mansioni delicate come il trasporto valori ed il pattugliamento, spesso in condizioni difficili, con elevate responsabilità. Tuttavia, le sigle lamentano da tempo la mancanza di un adeguato riconoscimento economico e normativo.
Le condizioni di lavoro sarebbero sempre più insostenibili, tra turni notturni e festivi, rotazioni continue, retribuzioni basse e scarsa stabilità. I ritmi sono spesso usuranti, i rischi elevati, ma mancherebbero strumenti e tutele al passo con l’evoluzione del settore.
«Chi lascia il comparto lo fa perché non lo ritiene più sostenibile. Le aziende lamentano difficoltà nel trovare personale qualificato, ma si rifiutano di affrontare la vera questione: condizioni e salari inadeguati - hanno proseguito i rappresentanti -. Il silenzio delle controparti non fa che aggravare il disagio del settore. Chiediamo a Prefettura, Comune, Provincia e Regione di attivarsi con urgenza. La sicurezza privata non è un affare tra privati, ma una questione pubblica».
Il Contratto integrativo provinciale, hanno spiegato i sindacalisti, rappresenta uno strumento essenziale per contrastare la frammentazione del settore, offrendo un quadro contrattuale più equo e omogeneo, capace di rafforzare le tutele normative e salariali per tutte le lavoratrici e i lavoratori.
La piattaforma presentata alle associazioni datoriali interviene su temi ritenuti cruciali, come l’inclusione dei servizi di sicurezza attualmente esclusi dal Cip, il diritto alla formazione continua, la valorizzazione delle competenze, la pari opportunità, una migliore organizzazione del lavoro, premialità e miglioramenti economici e normativi.