Sportello della Lav a Bergamo, nei primi sei mesi di attività ben 235 segnalazioni
Il punto dell’associazione è stato attivato in città a fine gennaio. La referente: «Tante richieste significa più sensibilità»

di Clara Scarpellini
Dal 29 gennaio, anche Bergamo ha il suo sportello Lav (Lega anti vivisezione) dedicato alla segnalazione di maltrattamenti sugli animali. Dopo Trento, Verona, Bari, Lucca e Bologna, la rete dell’associazione animalista si è estesa anche sul territorio orobico, portando con sé un servizio già rodato e fortemente richiesto. Attivo via telefono, web e mail, il nuovo sportello è nato con l’obiettivo di accogliere segnalazioni da cittadini attenti al benessere animale.
In pochi mesi, sono già 235 le richieste arrivate da tutta la provincia, 34 delle quali solo dal centro città. «Il nostro compito è accogliere queste segnalazioni, verificarle e collaborare con le istituzioni per tutelare gli animali, che spesso sono vittime silenziose di negligenza o, peggio, abusi», spiega l’avvocata Sara Veri, referente locale Lav.
I cani dietro le sbarre (e alla catena)
Il quadro emerso dalle prime centinaia di casi analizzati racconta una realtà che sorprende e, in molti casi, rattrista. Il problema più frequente? Cani isolati, rinchiusi in recinti angusti o legati alla catena per ore, se non per l’intera giornata. «Tenere un cane isolato è come condannarlo a una lunga pena – continua Veri -. Il cane è un animale sociale, dovrebbe essere parte della famiglia, non un’ombra relegata in fondo al giardino».
Le situazioni più gravi si registrano anche negli allevamenti da caccia, dove spesso i cani vengono tenuti in box separati, lontani dal contatto umano, portati fuori solo per allenamenti o gare. Ma le segnalazioni non riguardano solo i cani. Anche gatti, pappagalli e persino cavalli sono finiti sotto la lente dello sportello. Una eterogeneità di casi che dimostra quanto ancora ci sia da fare nella cultura del rispetto animale.
Quando il disagio è doppio
Ma non sempre il malgoverno degli animali nasce da crudeltà consapevole. Spesso, spiega Lav, si tratta di fragilità umane. Alcune famiglie segnalate erano già seguite dai Servizi sociali: persone con difficoltà relazionali o patologie, che accolgono un animale nella speranza di trovare compagnia o risposta a bisogni emotivi. (...)