Il ricordo

Tutta Nembro (e non solo) piange Pietro Adobati, morto in vacanza a soli 19 anni

Don Matteo Cella: «Non si metteva al centro dell’attenzione, ma era ironico e profondo. Sempre in seconda fila, ma sempre presente»

Tutta Nembro (e non solo) piange Pietro Adobati, morto in vacanza a soli 19 anni
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di Clara Scarpellini

Era partito con gli amici per festeggiare la maturità, conquistata da poco al liceo Amaldi di Alzano Lombardo. Un viaggio verso la Croazia, una vacanza sull’isola di Pag, meta molto amata dai giovani italiani. Per Pietro Adobati, 19 anni di Nembro, quella che doveva essere un’estate di leggerezza e spensieratezza si è però trasformata ben presto in tragedia. I funerali, come riporta ValSerianaNews, dovrebbe tenersi lunedì (4 agosto), alle 15, nella Chiesa di San Martino Vescovo.

L’incidente sull’isola

Lunedì 28 luglio, Pietro era a bordo di un quad guidato da un suo amico, anche lui di Nembro. Stavano percorrendo una strada nella zona di Jakišnica, nel nord dell’isola. Il ragazzo alla guida, che aveva solo il foglio rosa e non ancora la patente, avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo nella corsia opposta. Proprio in quel momento arrivava un’auto guidata da una turista tedesca di 44 anni. L’impatto è stato molto violento e Pietro, che si trovava sul sedile posteriore, è stato sbalzato.

Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi, per lui non c’è stato nulla da fare, i tentativi di rianimarlo sono stati vani: è morto sul colpo. L’amico che guidava, invece, è rimasto ferito ma vivo, ed è ora trattenuto in Croazia.

Sempre presente

Pietro Adobati da bambino

A Nembro, Pietro era conosciuto e benvoluto. Cresciuto nell’ambiente dell’oratorio, era un volto familiare per chiunque frequentasse il cortile, i campi da calcio o i gruppi adolescenti. Lo ricorda con affetto don Matteo Cella, ex curato del paese: «Pietro ha vissuto proprio all’oratorio, era sempre lì. Giocava a pallone nel cortile, partecipava ai campi estivi. Era uno di casa. Ho pubblicato sui social una foto di quando eravamo a Schilpario, in prima media, il nostro primo campo estivo insieme. Da allora non se n’è mai andato: da bambino, da animatore, nel gruppo adolescenti. Sempre presente».

Don Cella lo descrive così: «In tutte le foto che ho rivisto martedì, e ne ho guardate davvero tante, mi sono accorto che lui era sempre in seconda fila, quasi nascosto. Non amava stare al centro dell’attenzione. Però, se gli davi spazio, ti accorgevi di quanto fosse brillante e ironico. Aveva sempre la battuta pronta, ma non era mai scontato». (...)

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