Questione Lookman, per ora c'è solo una grande verità: le società non sono tutelate
In attesa che il nigeriano trovi un'altra squadra (perché questo è chiaro che accadrà), resta l'amarezza per come si sta comportando con la squadra

di Fabio Gennari
Ci sono i giorni di assenza ingiustificata (anche ieri - 5 agosto - il ragazzo non si è presentato a Zingonia) e i post sui social, c'è una società che - indipendentemente dal valore a bilancio e dalle proposte che arrivano - si trova a dover far fronte a una situazione in cui un tesserato decide, in barba a qualsiasi tipo di regola, che vuole andare a giocare da un'altra parte. E non contano promesse e parole, dovrebbero valere i contratti, ma è ormai evidente a tutti che i contratti non valgono più nulla. Anzi, valgono solo quando c'è da incassare l'ingaggio. Chi può fare qualcosa?
Lookman è ormai lontanissimo dall'Atalanta, i 20 gol della passata stagione e le tre annate sempre in doppia cifra sono il passato. Non per scelta dell'Atalanta, bensì per scelta del giocatore. Perché, dopo che l'anno scorso il numero 11 nigeriano aveva deciso che a Lecce non giocava perché aveva in testa altro, dopo che era rimasto fuori anche a Torino e a Milano era tornato solo in panchina, adesso Lookman ha deciso che vuole andare via. Quindi a Zingonia non si presenta.
Come andrà a finire lo scopriremo entro la fine del mercato, oggi le reazioni di pancia vanno per la maggiore, ma resta la pochezza di quanto valore viene dato ai rapporti, con i compagni che hanno sudato insieme a te per raggiungere grandi obiettivi e con i dirigenti della società che ogni mese ti corrisponde lo stipendio.
Ai ragazzini che chiedono l'autografo, a chi compra la maglia perché a Dublino hai firmato il sogno diventato realtà, cosa dire? Che non conta nulla, tranne la volontà di Lookman, che a Bergamo non ci vuole più stare e pensa che tutto sia dovuto. Che tristezza.