Inerpicandosi tra due valli, fino a raggiungere la vetta del pizzo Arera: che vista!
Dalla sua cima, la più elevata nel raggio di quasi dieci chilometri si può ammirare un panorama grandioso a 360°

di Angelo Corna
Il Pizzo Arera si erge a cavallo tra la Val Brembana e la Val Seriana ed è formato da un imponente massiccio di roccia calcarea solcato da creste, ampie pareti e canaloni.
Dalla sua vetta, la più elevata nel raggio di quasi 10 km, si può ammirare un panorama grandioso a 360°: la vista spazia sulle vette di tutto l'arco orobico, tra cui Resegone, Grigne, Pizzo dei Tre Signori, Legnone, Pegherolo, Corno Stella, Pizzo del Becco, Pizzo del Diavolo di Tenda, Pizzo Coca, e Presolana. Più lontani, si scorgono il massiccio del Monte Rosa e il Cervino, il Pizzo Badile, Pizzo Cengalo, il Gruppo del Bernina e quello dell’Adamello.




Via alla gita
La nostra escursione trova partenza dal rifugio Capanna 2000, struttura adagiata proprio ai piedi della montagna. Per raggiungerlo dobbiamo mettere in conto circa un’ora di cammino: la sua posizione soleggiata, la buona cucina e l’ottima accoglienza lo rendono un luogo perfetto anche per una semplice gita con la famiglia.
Il sentiero si snoda alle spalle del rifugio e risale l’ampia carrareccia, regalando fin da subito splendidi panorami sulle montagne che coronano la zona. Alle nostre spalle spiccano Grem, Alben e Menna, mentre davanti a noi si erge maestosa la sagoma del Pizzo Arera, punto di arrivo della nostra gita.
Con pendenza costante, in un ambiente sempre più di alta quota, continuiamo in direzione della ripida cresta sud, conosciuta come via normale di salita. Giunti in prossimità dell’anticima, a circa 2.400 metri di quota, il tracciato piega a destra e scende in un marcato e inciso canale, che si può risalire sulla sponda opposta con l’ausilio di una scaletta e di alcune catene metalliche. Superato questo divertente tratto, si prosegue sul sentiero di sassi e roccette fino alla soprastante e panoramica vetta. Sulla cima, a 2.512 metri, troviamo uno skyline unico e la storica croce, posata il 7 settembre del 1958.
Il percorso richiede circa due ore e mezza di cammino, copre una lunghezza complessiva di 8 km e un dislivello positivo di 975 metri. Una piccola fatica che vale sicuramente la pena.
Il Periplo del Pizzo Arera




Di enorme interesse, questo altro tracciato permette di scoprire tutte le bellezze del Pizzo, senza però mai vincerne la cima.
Il sentiero si snoda dal rifugio Capanna 2000 ed è marchiato dal segnavia Cai 244: inizialmente si risale in direzione nord, per poi piegare a sinistra e attraversare la suggestiva “Val d’Arera”, zona caratterizzata da un ambiente roccioso e selvaggio. Dopo un breve tratto di discesa, si raggiungono i ghiaioni del Mandrone, antichi resti del nevaio che centinaia di anni fa caratterizzava la parete nord di questa maestosa montagna.
La zona è molto selvaggia e suggestiva: il percorso continua tra sali e scendi al cospetto della strapiombante parete, fino a raggiungere il valico conosciuto come Forcella di Valmora. Si riprende la salita, prestando sempre la massima attenzione nei tratti più esposti. Guadagnato il versante sud-ovest, si comincia a scendere, proseguendo a mezzacosta fino al ritorno al Capanna 2000. Il percorso richiede circa tre ore di cammino, ha una lunghezza di 7 km e un dislivello positivo di 500 metri.
Curiosità
Il Pizzo può essere raggiunto anche con partenza da Capovalle, frazione di Roncobello. Il sentiero è marchiato dal segnavia Cai 219 e risale in direzione del lago Branchino, per poi proseguire lungo il Sentiero dei Fiori fino alla Capanna 2000. Dalla struttura si risale la via normale precedentemente descritta.
Da nord è invece possibile raggiungere la cima in un ambiente più aspro e selvaggio: dal Passo di Corna Piana (raggiungibile dal rifugio Capanna 2000, da Valcanale o da Roncobello) è possibile risalire questo versante caratterizzato da cence, canali e ghiaioni.
Altre varianti si presentano sulle cresta est e sulla cresta ovest, quest’ultima conosciuta come “Cresta della Luna” e riservata agli alpinisti, con passaggi di arrampicata che possono arrivare fino al II e III grado.