Omicidio zona stadio

La famiglia di Riccardo Claris chiede «giustizia» con uno striscione in Borgo Santa Caterina

Il 26enne è stato accoltellato e ucciso da un 19enne dopo diatribe calcistiche a maggio. Prosegue la campagna della sorella per sapere la verità

La famiglia di Riccardo Claris chiede «giustizia» con uno striscione in Borgo Santa Caterina

Un nuovo striscione che chiede giustizia per Riccardo Claris è apparso nel corso delle celebrazioni per l’Apparizione in Borgo Santa Caterina e del Trofeo Bortolotti: appeso sulla facciata del palazzo del quartiere di Bergamo dove il 26enne viveva con la madre, è solo l’ultimo di una serie di striscioni e adesivi appesi per la città e nella zona dello stadio.

Lo striscione nel Borgo

Quelli precedenti, affissi uno sotto casa del suo assassino, Jacopo De Simone, l’altro sotto il Ministero della giustizia a Roma, erano stati rimossi. Proprio per questo, nella didascalia che accompagna la foto sui social, postata sulla pagina creata dopo il caso dalla sorella, Barbara Claris, c’è scritto: «Nessuna bugia può seppellire la verità. Auguri a rimuoverlo».

La campagna è portata avanti dalla famiglia del giovane, ucciso nella notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi in seguito a delle diatribe calcistiche da un 19enne, ora in carcere. La loro posizione ufficiale è che nei loro confronti non si sia ancora fatta sufficiente chiarezza rispetto a ciò che è accaduto quella sera, da quando il killer era salito in casa sua a quando era sceso di nuovo e aveva accoltellato la vittima.

Riccardo Claris

Le versioni discordanti

Vogliono sapere dalla Procura e dai carabinieri quello che è successo, ovvero le dinamiche dell’omicidio. Tra i pochi elementi che avrebbero più volte ribadito, quello per cui il giovane sia stato colpito con un fendente alla schiena. Un dettaglio che, però, non è stato chiarito dall’autopsia. Inoltre, De Simone non sarebbe stato da solo.

Le testimonianze raccolte dagli inquirenti rispetto a quanto avvenuto la notte del delitto sono discordanti: il gruppo di Claris ha sostenuto che avessero seguito quello di De Simone per chiarire, in maniera pacata, dopo che c’erano stati degli alterchi in un bar lì vicino tra atalantini e interisti. Quello dell’arrestato, invece, ha sostenuto che gli intenti degli altri erano minacciosi e lo stesso De Simone ha detto a chi indaga di aver agito per difendere la sua casa e la sua famiglia. Per poter ricostruire anche pubblicamente, in modo più dettagliato, gli accadimenti di quella sera di primavera, si dovrà tuttavia attendere il processo.